Economia

Guerra di nervi con la Polonia. Così la Ue rischia il crac

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ROMA (WSI) – Tensione alle stelle tra l’Ue e la Polonia, sulla scia della decisione della Commissione europea di lanciare una indagine senza precedenti sulla controversa legge del paese, che attribuisce più poteri al governo, bloccando al contempo l’operatività della Corte Costituzionale.

Dopo diversi avvertimenti lanciati a Varsavia, in mano ai nazionalisti del partito dopo la vittoria delle ultime elezioni, l’Unione europea ha dato il via a una inchiesta formale senza precedenti nella storia europea.

Nell’annunciare l’iniziativa Frans Timmermans, vice direttore della commissione Ue, ha motivato l’intervento con l’obbligo di Bruxelles di garantire che in tutti gli stati membri venga rispettato e osservato lo stato di diritto, aggiungendo di temere per il bavaglio imposto alla Corte Costituzionale. Ma certo, in un contesto in cui è sempre più viva la minaccia Brexit e in cui anche la Finlandia non fa nulla per esprimere una insofferenza crescente verso l’Europa, il nuovo caso mette in forse, guardando in un futuro, anche la permanenza della Polonia nell’Unione europea. Tant’è che diversi funzionari a Bruxelles temono che questo nuovo caso possa creare ulteriori divisioni all’interno di un blocco che mostra le sue crepe da tempo.

Tutto è nato dopo che il presidente polacco Andrzej Duda ha approvato alcune leggi controverse, che consentirebbero al governo del partito nazionalista che ha vinto le ultime elezioni, ovvero il Partito di Diritto e di Giustizia, di scegliere i giudici della Corte Costituzionale e di limitarne i poteri. Non solo.

Le leggi attribuirebbero  al governo – che giorni fa ha licenziato i manager e i membri del consiglio di amministrazione delle reti di informazione pubblica – il potere di scegliere i responsabili della televisione e della radio di Stato.

Timmermans ha espresso timori sulla “libertà e il pluralismo dei media”.

Il caso ha scatenato la furia del governo polacco, che considera la decisione dell’Ue una grave violazione della sovranità nazionale della Polonia.

Ma il meccanismo Ue permette alla Commissione di fare pressioni su uno stato membro, affinché modifichi qualsiasi provvedimento che possa essere considerato una “minaccia sistemica” ai valori fondamentali dell’Ue.

Il premier Beata Szydlo, in un discorso proferito mercoledì al Parlamento, ha negato che il suo governo stia violando o abbia violato  il principio della democrazia.

“La democrazia è viva e vegeta in Polonia”.

Ma migliaia di polacchi hanno protestato contro le nuove leggi, accusando il canale televisivo TVP Info di fare propaganda da anni sull’attività del governo.

I rapporti tra l’Ue e la Polonia non sono mai stati tanto tesi, con la Polonia che ha richiamato l’ambasciatore a Varsavia lo scorso luned’, dopo che diversi rappresentanti tedeschi dell’Ue hanno a suo avviso rilasciato “dichiarazioni contro la Polonia”. Dal canto suo Martin Schulz ha definito quello che sta accadendo nel paese “una pericolosa Putin-izzazione della politica europea”.

Il ministro della giustizia polacco Zbigniew Ziobro ha poi accusato Timmermans di “non conoscere” le nuove leggi, affermando che il precedente governo di coalizione aveva nominato 14 dei 15 giudici della Corte Costituzionale, quando l’attuale esecutivo ha proposto solo cinque nomi. (dei cinque giudici, due sono entrati a far parte della Corte).

Di seguito, i provvedimenti che l’Unione europea può prendere nel far rispettare lo stato di diritto.

L’Ue ha introdotto un meccanismo ad hoc nel 2014, al fine di proteggere i valori fondamentali

Una volta stabilita la possibile presenza di una violazione di tali valori, si apre un procedimento che ha tre fasi.

La Commissione valuta e si esprime.

La Commissione emette raccomandazioni, da osservare entro un limite di tempo.

La Commissione applica se necessario l’articolo 7 del Trattato di Lisbona.

L’articolo 7 può tradursi in una sospensione dei diritti di voto dello Stato nel Consiglio Europeo, dove i 28 paesi membri formulano la politica Ue.