Economia

Goldman Sachs non crede che i Paesi del Nord cambieranno idea sugli Eurobond

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Da sempre l’idea di creare debito pubblico europeo, gli Eurobond (cosa sono), ha incontrato forti resistenze da parte dei Paesi del Nord Europa. Anche con il coronavirus tali diffidenze difficilmente cambieranno: è quanto sostengono gli economisti di Goldman Sachs in un rapporto citato da Huffington Post.
“Un accordo su un ‘coronabond’ congiunto”, sarebbe molto difficile, si legge, “dal momento che alcuni Paesi del Nord (compresa la Germania) vedrebbero probabilmente questo come un primo passo verso la mutualizzazione del debito”. Insomma hanno paura di doversi accolare una parte del debito dell’Italia in caso di una sua insolvenza.

Anche in questo momento si ripropone lo scenario già visto in passato quando si discute della possibilità di creare maggiori spazi per la condivisione dei rischi all’interno dell’Eurozona.

“Finora non abbiamo visto a livello di Eurozona una condivisione esplicita del rischio legato ai costi fiscali”, hanno poi chiarito gli economisti di Goldman, “il che ha contribuito alla forte volatilità dei rendimenti obbligazionari”.

Secondo Goldman Sachs, tuttavia, si potrebbe osservare “un certo slancio verso un’ulteriore riforma del meccanismo europeo di stabilità (Mes) per fornire linee di credito con condizioni meno rigorose nel contesto attuale, anche se è probabile che tali progressi richiedano tempo”.

Il piano B di Conte: un prestito dal Mes

Lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto su Financial Times per invocare l’utilizzo delle linee di credito del Mes (cos’è) allo scopo di sostenere le spese straordinarie dei Paesi colpiti dal coronavirus:

“La politica monetaria da sola non può risolvere tutti i problemi. Il Meccanismo europeo di stabilità è stato creato con un diverso tipo di crisi in mente, dunque adesso deve essere adattato alle nuove circostanze, in modo da poter usare tutta la sua potenza di fuoco”, pari a 500 miliardi di euro, ha affermato Conte.

In precedenza il premier aveva esplicitamente evocato la possibilità di emettere dei coronabond europei, specificamente disegnati per aiutare i Paesi Ue colpiti dalla crisi.
La possibilità di far scattare i prestiti del Mes, tuttavia, sembrerebbe una via più realizzabile in quanto l’istituzione è già intervenuta in passato (per quanto in crisi di tipo diverso) ed è, almeno formalmente, già pronta a entrare in azione.
Dalla parte dell’Italia si è schierata la Francia, anch’essa fra i Paesi più colpiti dalla pandemia: “Se sarà ‘ognuno per sé’, se si abbandonano alcuni Stati, se ad esempio si dice all’Italia ‘cavatevela da soli’, l’Europa non si riprenderà”, ha dichiarato il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire.