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Fineco lancia una nuova soluzione low cost contro l’inflazione. E che strizza l’occhio al private banking

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L’inflazione rende sempre più difficile soddisfare le aspettative di rendimento degli investitori. Parallelamente, questi ultimi hanno sempre più bisogno di soluzioni di investimento semplici, trasparenti ed efficienti. Due fattori che stanno spingendo la crescita degli investimenti passivi, in Usa così come in Europa. Intercettando questo trend e le esigenze dei suoi clienti, Fineco ha appena lanciato la nuova gamma di prodotti Fineco AM Passive Underlyings (FAM Passive Underlyings), presentata ieri in conferenza stampa.

Cos’è Fineco AM Passive Underlyings

Fineco AM Passive Underlyings è una soluzione di portafoglio che concentra le migliori strategie passive, ingegnerizzate grazie alle competenze e al motore tecnologico di Fineco AM. Si basa su un portafoglio di strumenti passivi bilanciati e monitorati su base quotidiana, selezionati in modo da massimizzare la diversificazione. La soluzione prevede sei opzioni con diversi livelli di esposizione all’azionario globale (dal 15% fino a un massimo dell’85%), al bond e alla liquidità, affinché ciascun investitore possa trovare la risposta più aderente al proprio profilo di rischio-rendimento.

Fabio Melisso, ceo di Fineco Asset Management, ha evidenziato che i tre pilastri della nuova famiglia di prodotti sono: efficienza (non si pagano commissioni di performance ed è efficiente sotto il profilo dei costi); tecnologia (che deriva da un innovativo linguaggio di programmazione e da oltre 2 terabyte di dati analizzati costantemente), un team di gestori dedicati. La nuova soluzione passiva di Fineco si rivolge principalmente a:

  • i clienti affluent, tradizionalmente serviti dal private banking, che sono i più attenti ai costi, in quanto anche una differenza dell’1% di costo può significare spendere migliaia di euro in più o in meno in commissioni;
  • i clienti internazionali, non seguiti dai consulenti ma che utilizzano le piattaforme di investimento (ricordiamo che Fineco è già attiva in UK, ma entro fine anno sarà operativa anche in Germania);
  • le giovani generazioni.

I costi della nuova soluzione sono molto contenuti rispetto a quelli praticati da altri operatori italiani: le commissioni di gestione sono dello 0,90%, cui si aggiungono costi per cliente totali (OCR) di 130 punti base.

L’integrazione tra soluzioni passive e consulenza finanziaria

Le soluzioni passive di Fineco non escludono la consulenza finanziaria, ma al contrario la integrano. Per i consulenti lo strumento rappresenta infatti un’opportunità sia per consolidare le relazioni con i clienti esistenti, anche nel segmento di clientela più sofisticata del private banking, sia per ampliare la base di clienti, rivolgendosi a una platea in crescita di risparmiatori interessati ad avvicinarsi per la prima volta al risparmio gestito.

Paolo Di Grazia, vice direttore generale di FinecoBank, ha commentato: “Questa è un’altra pietra miliare nel processo di continua innovazione di Fineco da 20 anni a questa parte. Le soluzioni passive sono diventate importanti nel portafoglio. Le soluzioni attive resteranno, ma le passive stanno aumentando in modo importante, per cui è fondamentale intercettare questo trend con un timing adeguato, che abbiamo rilevato ascoltando i nostri clienti e consulenti”.

Il punto di vista di Alessandro Foti, amministratore delegato di Fineco

“Anche i roboadvisor attirano i clienti ricchi, ma Fineco è una banca importante e un operatore grande e sistemico, mentre le società fintech non possono contare su marchi meno importanti. Jp Morgan ha comprato Nutmeg (nel giugno 2021, al prezzo di 1 miliardo di dollari, ndr) probabilmente per lanciare delle soluzioni passive, mentre Fineco ha voluto produrle in casa”, ha sottolineato Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di Fineco.

Che non è affatto preoccupato dal rischio di cannibalizzazione di altri prodotti: “Quando è evidente che il mercato ha bisogno di un certo tipo di soluzione e la crescita è lì, lì bisogna andare. La nuova soluzione ha una diversa filosofia e si affianca all’offerta di prodotti attivi. Penso che tutta l’industria del risparmio gestito prima o poi si adeguerà al trend dei prodotti passivi, perché ormai i tempi sono maturi. Anche perché l’aspetto dei costi diventerà sempre più importante per gli investitori, perché nel lungo periodo la capitalizzazione composta dei costi fa una differenza importante”.

[/media-credit] Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di Fineco

Tuttavia, il ceo di Fineco non ha voluto sbilanciarsi sugli obiettivi di raccolta della nuova soluzione. Interpellato da Wall Street Italia sul tema, ha chiosato: “Siamo certi che questa soluzione attirerà un grande interesse, ma non ci siamo posti obiettivi di raccolta specifici. Ci serve a cavalcare l’onda dell’innovazione e della trasformazione del risparmio italiano, che è sempre stato nel nostro Dna, come quando lanciammo la consulenza fee-only (ossia remunerata principalmente con le parcelle pagate dai clienti e non con le commissioni retrocesse dalle società di gestione a chi vende i loro fondi), che ora hanno masse per 10 miliardi di euro. Il trend sulle soluzioni passive è ancora più evidente, per cui ci aspettiamo che avranno una quota importante dell’investimento del risparmiatore”.

Foti ha concluso: “Oggi l’industria del risparmio gestito in Italia è chiamata a rivedere l’approccio verso la clientela per poter rendere sostenibile la propria crescita. Occorre un’assunzione di responsabilità nel garantire qualità, trasparenza e prezzi corretti. Con le nuove strategie di gestione del risparmio presentate oggi, confermiamo la spinta all’innovazione al servizio della clientela come parte integrante del nostro Dna: siamo il primo operatore istituzionale a proporre in Italia una soluzione di questo tipo. Riteniamo che questa sia la strada più corretta per cogliere l’opportunità di crescita che l’intera industria ha davanti in questo momento: favoriamo lo sviluppo attraverso l’ampliamento del mercato piuttosto che imporre costi supplementari”.