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Federal Reserve, a porte chiuse disoccupati presi in giro dai banchieri

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Durante una seduta del board della Federal Reserve, i presenti non hanno potuto trattenere le risate fragorose in seguito al racconto di un episodio esemplare circa l’incapacità mostrata da una serie di candidati statunitensi nei colloqui di lavoro.

Era il 2011, all’apice della grande crisi finanziaria scoppiata in Usa con l’implosione della bolla dei era e i deputati Democratici erano comprensibilmente preoccupati per gli alti livelli di disoccupazione nel paese. La percentuale di americani senza un posto di lavoro era al 9%, un tasso molto elevato rispetto alla media cui la prima economia al mondo era abituata.

“Con quasi cinque americani disoccupati per ogni offerta di lavoro, in troppi restano senza un impiego a causa della carenza di posti di lavoro e non della mancanza di volontà nel cercare e trovare un lavoro”, ha dichiarato il Congressman Lloyd Doggett, del Texas.

I primi di novembre di quell’anno i Democratici hanno pertanto reintrodotto una legge per autorizzare l’offerta di sussidi di disoccupazione federali, un programma di assicurazione volto ad aiutare i cittadini in cerca di lavoro.

Secondo le trascrizioni dei dialoghi avvenuti a porte chiuse presso la Federal Reserve, il cui mandato è in teoria quello di promuovere una “piena occupazione“, i funzionari della banca centrale hanno espresso un’opinione controversa, destinata a fare discutere, quando hanno affrontato le cause dell’elevata disoccupazione.

Ossia che il numero così alto di disoccupati era dovuto anche all’incapacità di superare i colloqui di lavoro e a un’etica lavorativa scorretta e l’uso di droghe da parte degli americani in cerca di un impiego e non per forza alla più grave crisi finanziaria degli ultimi 80 anni.

“Spesso i datori di lavoro non trovano il candidato idoneo, perché un alto numero di candidati ha difficoltà a passare i test e non ha i requisiti di base”, ha dichiarato Dennis Lockhart, ex dirigente di Citibank che presiede la Federal Reserve di Atlanta, citando i test sull’uso di sostanze vietate o la dimostrazione di rispettare una certa etica sul posto di lavoro.

“Una fonte nel settore del recultamento del personale ci ha confidato che durante i processi di pre selezione, la maggioranza – intorno al 60% dei candidati – non è riuscita a rispondere ‘zero’ alla domanda su quanti giorni di settimana di assenza sono da considerare accettabili al lavoro”.

A quel punto si sente chiaramente che i presenti scoppiano a ridere. Trascrizioni di questo tipo vengono pubblicate solitamente con almeno cinque anni di ritardo.