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F-35, “revisione su future commesse militari”: ma Trenta assicurò aumento delle spese al 2% del Pil

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Al termine di un incontro a due fra il presidente Giuseppe Conte e il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è stato raggiunta una sintesi sul “nodo” F-35. Per quanto riguarda i caccia Lockheed Martin già consegnati, era difficile immaginare che i 389 milioni di euro dovuti non venissero regolarmente saldati. “Nei prossimi giorni verranno concretamente effettuati i pagamenti”, si legge infatti in una nota della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Sui futuri acquisti del settore difesa, però, la discussione è aperta. L’incontro è stato “un’occasione per vari aggiornamenti riguardanti i temi della difesa”, si spiega, “in particolare, il colloquio ha riguardato anche il tema degli F35. Nei prossimi mesi tutti i comparti della difesa, sotto il coordinamento del ministro Trenta, saranno chiamati a operare una ricognizione delle specifiche esigenze difensive dell’Italia, in modo da assicurare che le prossime commesse siano effettivamente commisurate alle nostre strategie di difesa, con l’obiettivo di garantire la massima efficacia ed efficienza operative in accordo con la collocazione euro-atlantica del nostro Paese”.

Una nuova analisi costi-benefici sulle prossime commesse, che probabilmente ragionerà sulla riduzione degli acquisti, seguendo la linea tracciata dai principi del M5s. La reazione della Lega, anche in questo caso, non si è fatta attendere per ricoprire una posizione autonoma sul tema: “Riterrei un danno ogni ipotesi di rallentamento o ravvedimento” ha detto il vicepremier Matteo Salvini, “se non lo facciamo noi, lo faranno i tedeschi o i francesi e non vedo perché fare regali ai nostri primi competitor”.

Al di là del contesto ristretto dei caccia, il tema delle spese militari carenti è oggetto di periodiche discussioni in sede Nato – ben prima della presidenza Trump. L’obiettivo fissato per i membri dell’alleanza è che le spese militari siano al 2% del Pil. In Italia, i fondi destinati alla difesa dovrebbero attestarsi allo 1,15% del Pil nel 2018, aveva anticipato lo scorso luglio il ministro degli Esteri Moavero Milanesi, aggiungendo che tale quota sarebbe destinata a scendere ulteriormente. Eppure, lo scorso 29 giugno, invece, era stata la stessa Trenta a dare un segnale di segno opposto, affermando in un’intervista rilasciata a DefenceNews che l’Italia avrebbe aumentato le sue spese militari fino a raggiungere il target del 2%. Il ministro della difesa l’aveva assicurato, pochi giorni prima, al national security adviser della Nato John Bolton, durante una sua visita a Roma.

Il filoatlantismo ribadito più volte dal governo, dunque, potrebbe presto scontrarsi con il “codice morale” del M5s, storicamente contrario a nuove spese militari.