Economia

Economia Usa cresciuta di un timido +0,7%

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NEW YORK (WSI) – Più continuano a uscire dati e più il tempismo dello storico rialzo dei tassi della Federal Reserve sembra essere stato infelice. La maggiore economia al mondo ha registrato un’espansione dello 0,7% nell’ultimo trimestre del 2015, a un ritmo nettamente inferiore a quello precedente, ma sostanzialmente in linea con le previsioni. Il terzo trimestre si era chiuso con una crescita del Pil del 2% per gli Stati Uniti.

Il tasso di crescita, per la precisione pari al 0,69%, è il più basso dal primo trimestre del 2015, quando l’incremento era stato pressoché identico (+0,64%). Allora la colpa venne data alle cattive condizione meteorologiche. Stavolta un simile capro espiatorio non reggerebbe.

Nel 2015 l’economia americana è cresciuta del 2,4% su base annuale, dopo la media del 2,2% del periodo 2010-2013. Per fare un paragone, la crescita media negli Anni 90 era stata del 3,4% l’anno.

L’unica nota positiva è arrivata dai consumi personali, che sono saliti del 2,2%, sopra le attese che erano per un progresso dell’1,8%. La maggior parte dei guadagni sono venuti però da un solo settore, quello dell’assistenza medica.

Gli investimenti aziendali e pubblici, anche per via del calo del petrolio, sono scesi dello 0,03%. Come previsto le scorte hanno influito negativamente sul Pil (-0,45%). Il governo ha invece contribuito con un +0,12% sul Pil negli ultimi tre mesi dell’anno.

Come era prevedibile in un mondo in cui l’attività commerciale globale è in frenata, sono andati male gli scambi commerciali, che hanno contribuito in negativo, con un calo del -0,47% sul Pil.

L’indice PCE core è cresciuto dell’1,2% dopo il +1,4% del trimestre precedente, mentre le vendite ai privati sono aumentate dell’1,8%, quasi la metà del +3,2% registrato il periodo antecedente.

La crescita su base annuale è stata del 2,9%, sotto il 3,1% riportato nel terzo trimestre e il livello più basso dal secondo trimestre del 2013 (2,5%).

Pil Usa rallenta il passo nel quarto trimestre

(Immagine: BEA/Zero Hedge)

Rialzo tassi Fed? Potete scordatevelo

Come sottolinea l’economista di ING Rob Carnell, gli Stati Uniti hanno chiaramente perso slancio a fine 2015. Il broker ha annunciato che rivedrà probabilmente al ribasso le stime su Pil, inflazione e tassi della Federal Reserve.

Anche prendendo i dati degli ultimi due trimestri insieme, si nota che la crescita è stata di appena l’1,5% in  media. Se l’andamento continua anche a inizio 2016, i mercati “possono scordarsi un ulteriore rialzo dei tassi da parte della Fed a breve”.

Il rallentamento della crescita è dovuto principalmente alla domanda interna in frenata. le spese al consumo sono aumentate ma meno di quanto non facessero a inizio 2015 (dal +3% al +2%). Le spese, insomma, sono tornate sui livelli in cui erano prima del crollo del petrolio, fattore che ha sicuramente alimentato i consumi di benzina e altri derivati del greggio.

Le aziende hanno investito il 2,5% in meno su base trimestrale: secondo l’economista “è un dato preoccupante, anche se bisogna tenere conto che nel terzo trimestre l’incremento era stato notevole”. Quanto alla flessione delle scorte, “avrebbe potuto essere ben peggiore”, ma potrebbe voler dire che assisteremo a “nuovi cali nei prossimi trimestri” e questo peserà sulla crescita del prodotto interno lordo.

Infine la bilancia commerciale, con le esportazioni nette che si sono attestate al +0,5%. I motivi del peggioramento sono principalmente due: la domanda dall’estero è stata più debole del trimestre precedente e il dollaro si è rafforzato.

“Il settore resta vulnerabile a un incremento della valuta nazionale e questo è un altro valido motivo per cui la Fed dovrebbe valutare attentamente la situazione prima di prendere decisioni affrettate sui tassi di interesse”.