Economia

Economia, i dati ci dicono che la ripresa in Europa sarà più lenta del previsto

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I dati economici relativi agli indici Pmi della zona euro si sono dimostrati inferiori alle attese degli analisti ed hanno pertanto frenato la fiducia circa una rapida ripresa della congiuntura nel Vecchio Continente nonostante le numerose misure di politica monetaria e fiscale messe in campo negli ultimi mesi.
In particolare gli indici dei responsabili degli acquisti nell’Eurozona sono diminuiti significativamente nel mese di agosto. L’indice complessivo è sceso da 54,9 punti a 51,6 punti. È ancora sopra la soglia di espansione di 50 punti, ma di poco. Il calo è stato particolarmente pronunciato nel settore dei servizi (da 54,7 punti a 50,1 punti).
Ci sono state però alcune differenze regionali. Gli indici dei responsabili degli acquisti per la Francia hanno deluso tutti. Sia il settore dei servizi che quello manifatturiero sono scesi, quest’ultimo anche al di sotto della soglia di espansione. In Germania la situazione è un po’ più positiva. Qui, almeno il settore manifatturiero è riuscito a guadagnare qualcosa.

L’analisi dei dati

“I dati confermano la nostra opinione – chiarisce Martin Moryson, chief economist Europe di DWS – che la parte più dinamica della ripresa potrebbe già essere alle nostre spalle e che sta iniziando una fase di crescita più debole.
Allo stesso tempo, i dati mostrano ancora una volta che il fondo di salvataggio dell’Ue è necessario. Anche grazie al suo sostegno, ci aspettiamo che l’economia dell’Eurozona torni ai livelli pre-crisi già a metà del 2022”.

Secondo Moryson “l’aumento dei livelli di contagio, gli avvertimenti per i viaggi e le preoccupazioni per le nuove misure di prevenzione sono probabilmente i motivi principali di questi dati inferiori alle attese. Naturalmente anche le aspettative si sono offuscate, ma indicano comunque la speranza di un miglioramento della situazione. Nel settore manifatturiero, è soprattutto la componente occupazionale (43,9 punti) a far scendere l’indice.
Questo pone la questione se tutti i posti di lavoro attualmente mantenuti a galla da programmi di lavoro a orario ridotto potranno essere salvati a lungo termine o se la disoccupazione aumenterà nel corso dell’anno.
Tra gli aspetti positivi, va notato che i nuovi ordini e le esportazioni sono entrambi ben al di sopra dei 50 punti e sono addirittura aumentati”.

Le stime per il Pil

Perplessità circa la forza della ripresa sono state evidenziate ieri anche dalla Bce nei documenti relativi all’ultima riunione di politica monetaria. Per Francoforte la ripresa nell’Eurozona resta parziale e disomogenea.
Secondo le stime dell’Eurotower la zona euro dovrebbe registrare per l’intero 2020 un calo del Pil dell’8,7%. La ripresa è prevista a partire dal 2021 con un + 5,2% e un +3,3% nel 2022.
Questo, nello scenario di base; ma nello scenario peggiore (che ipotizza una forte recrudescenza della pandemia e l’adozione di ulteriori misure di contenimento) il Pil potrebbe crollare del 12,6% nel 2020.