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DUBAI SULL’ORLO DEL CRACK. TUTTE LE SOCIETA’ ITALIANE A RISCHIO

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(WSI) – Sono quasi tutti lungo il mare i progetti che hanno fatto le spese della crisi che negli ultimi 11 mesi si è abbattuta su Dubai. Si tratta dei progetti più faraonici, quelli per cui serve tanta liquidità da parte dei costruttori, nonché una congiuntura internazionale più favorevole.

Del resto, quasi tutti i progetti in stand by – da Palm Deira, a Palm Jebel Ali, a Dubailand, a The World – sono legati a doppio filo agli aspetti ludici e turistici e ben poco alle necessità di chi vive e lavora a Dubai. «La crisi qui – spiega Tarek Moustafa, analista per l’Ice di Dubai – ha colpito principalmente i segmenti più alti del mercato. La percentuale dei progetti fermi rappresenta solo il 20% del totale di quelli presentati, ma copre l’80% del valore complessivo. Questo la dice lunga sulla loro tipologia».

Uno dei più grandiosi era sicuramente The World dove tutte le isole sono state già realizzate, ma per il momento ce n’è una sola costruita, in Nord America, su cui si trova una villa dello sceicco. Qui, tra i progetti rimasti per ora su carta, c’è quello di Sahil Khosla, un giovane imprenditore indiano che vive a Dubai da cinque anni e che fa parte della cordata di investitori che nel 2007 hanno comprato “Venezia”, decisi a realizzare una fedele copia della città italiana, con tanto di piazza San Marco, Ponte di Rialto, i caffè tipici, oltre a 140 appartamenti, un hotel e una spa.

Tornando sulla terraferma, le gru sono a riposo anche nell’area di Nakheel Harbour & Tower, dove avrebbe dovuto sorgere la torre alta un chilometro capace di superare il primato del Burj Dubai; nonché in Waterfront dove i primi lavori si sono fermati alla fascia costiera, lasciando incompiuta l’espansione verso il deserto lungo il Grand Canal, che si sarebbe dovuto estendere per ben 70 chilometri (misurando le due rive), disegnare una sorta di rettangolo e sfociare di nuovo verso il mare all’altezza del Battuta Mall.

Ovviamente, sui siti dei vari developer non esiste una lista ufficiale dei progetti cosiddetti on hold e ancor meno ne esiste una di quelli cancellati, fatta eccezione per The Universe, che avrebbe dovuto ruotare intorno a The World con una corona di isole raffiguranti i vari pianeti e che in effetti non è nemmeno mai stato ufficialmente presentato. «C’è un motivo ben preciso per cui nessun costruttore dichiara di aver cancellato un progetto – dichiara Filippo Tavernaro, agente per la compagnia di Real estate KeyOne – e cioè perché se lo facesse dovrebbe subito iniziare a risarcire i propri investitori. In questo modo, invece, guadagna tempo e non va incontro a cause giudiziarie. Ma è palese per tanti di noi che progetti come Palm Deira non vedranno mai la luce».

Che l’atmosfera sia sottotono lo si è capito anche dal basso profilo tenuto durante Cityscape, la fiera di settore che si è svolta la scorsa settimana al World Trade Center: i due colossi Emaar e Nakheel, dopo aver dichiarato di non voler partecipare e aver fatto marcia indietro all’ultimo momento, si sono presentati riducendo i metri quadrati e hanno dovuto far buon viso ai visitatori scarsi, rispetto alle folle degli anni passati. «In compenso Dubai sta portando avanti una politica di consolidamento e di visione sul lungo periodo – spiega Francesco Alfonsi, direttore dell’ufficio Ice di Dubai – e sta andando avanti sulla realizzazione di importanti infrastrutture come la metropolitana e il nuovo aeroporto». Sono iniziati da poco anche i lavori per il tram che collegherà la fascia fronte mare di Jumeirah Beach residence alla metropolitana della Marina.

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Moody’s ha tagliato il rating di sei importanti imprese legate al Governo di Dubai, all’indomani della richiesta di moratoria di sei mesi nei pagamenti da parte del colosso Dubai World. L’emirato, toccato in pieno dalla crisi, ieri ha chiesto una proroga di sei mesi per il rimborso del debito in scadenza della società immobiliare Nakheel che fa parte del holding. L’agenzia di valutazione ha bocciato, tra gli altri, i rating di Dp World (da A3 a Baa2), dell’utility Dubai Electricity and Water Authority (da A3 a Baa2), del gruppo immobiliare Emaar Properties (da Baa1 a Ba2).

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LE SOCIETA’ ITALIANE CHE LAVORANO A DUBAI

ABB-Transmission&Production
ABB-Energy Automation
Ansaldo Energia
Astaldi
Gas Turbine Technologies (ex Fiat Avio)
Belleli
Fisia Italimpianti
Snamprogetti
Saipem
Danieli-Officine Meccaniche SpA
IANUA
Fantini Mosaici
Nuovo Pignone
Italconsult
Alitalia
Messina Line
Pizzarotti
Telecom Italia
Tecnosistemi
Tecnimont
Aster
Tower & Power
Agusta
Consonni
Gava Forwarding
Assicurazioni Generali
Italian Design
ITS
Luxottica
Optitalia
Pirelli
Swissboring
Technip Italy
Pacorini SpA
Salini Spa

(Fonte: Ambasciata d’Italia, Dubai

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Banche europee a rischio a Dubai:

– HSBC $17bn
– Standard Chartered $7.8bn
– Barclays $3.6bn
– RBS $2.2bn
– Citi $1.9bn
– BNP Paribas $1.7bn
– Lloyds $1.6bn