Economia

Draghi, per Goldman Sachs è meglio che rimanga premier

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In vista delle elezioni del presidente della repubblica, in calendario per il 24 gennaio, gli analisti di Goldman Sachs ritengono che lo scenario migliore sia quello che vede ancora il premier Mario Draghi alla guida del governo per sovrintendere alla rapida attuazione del Recovery Fund e garantire la stabilità politica al Paese.

Secondo Goldman, un’eventuale elezione di Mario Draghi al Quirinale potrebbe portare anche ad elezioni anticipate nel caso in cui i partiti non saranno in grado di trovare un compromesso su un nuovo governo. In questo contesto la continuità politica dell’Italia sarebbe gravemente compromessa, indebolendo tutti gli sforzi per raggiungere gli obiettivi previsti dal Recovery Fund.

Secondo la banca Usa, la presidenza della Repubblica potrebbe offrire a Draghi l’opportunità di allontanarsi dalle sfide di breve termine di governo e fornire un’ancora istituzionale a lungo termine al paese saldando i rapporti con l’Europa ma le elezioni anticipate nel 2022 porterebbero una forte incertezza riguardo al nuovo governo e alla sua efficacia politica.
Data la divergenza interessi tra i diversi partiti in Parlamento e i tempi necessari per formare un nuovo governo, ci potrebbero essere ritardi nell’attuazione del Recovery Fund e delle relative riforme.

Draghi, Recovery fund e capacità di attuarlo

Gli analisti della banca Usa evidenziano che nel caso in cui Mario Draghi rimanga a Palazzo Chigi il suo compito sarà più impegnativo rispetto a quanto fatto nel 2021. Già durante l’approvazione della legge di bilancio il governo ha dovuto affrontare le complessità derivanti da una coalizione ampia ma eterogenea. Inoltre le tensioni tra i partiti della coalizione di governo rischiano di peggiorare con l’avvicinarsi delle elezioni politiche previste per la primavera del 2023.

Detto questo, il premier Draghi si troverebbe comunque in una posizione di forza nella quale i partiti della coalizione di governo non hanno alternative praticabili fino alle prossime elezioni del 2023.
In questa situazione Draghi potrebbe quindi sfruttare questa posizione per gestire i rapporti di forza all’interno della frammentata coalizione e usufruire dei poteri amministrativi speciali concessi dal Recovery Fund. Questo faciliterebbe l’attuazione del programma europeo che, secondo secondo le stime di Golman Sachs, sarà in grado di utilizzare solo il 60% dei 39 miliardi di sovvenzioni Ue previste per il 2022.

Gli analisti ricordano poi che un uso efficace del Recovery Fund rafforzerebbe anche il ruolo dell’Italia nel dibattito sulla riforma del fisco europeo, anche in relazione al recente accordo con il governo francese.

Senza Draghi il recovery plan si inceppa

In caso contrario, ovvero di un nuovo governo o di elezioni anticipate nel caso di Draghi eletto al Quirinale, secondo Golmann Sachs nel 2022 la capacità di raggiungere gli obiettivi del Recovery plan da parte dell’Italia scenderebbe rispettivamente al 30% e al 10 per cento.