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Dopo il salario, flessibilità di orario è merce più ambita dai lavoratori

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Tre britannici su quattro sostengono che lavorare i canonici cinque giorni alla settimana sia eccessivo rispetto agli obiettivi della propria organizzazione: lavorare solo quattro giorni, infatti, non inciderebbe negativamente sulle performance. Lo rivela un sondaggio Indeed-YouGov, condotto su oltre 2mila lavoratori britannici a tempo pieno. L’evidenza a favore di una riduzione degli orari di lavoro è ancor più forte fra i millennial: il 79% dei giovani fra i 23 e i 38 anni hanno dichiarato che una settimana feriale più breve non inciderebbe negativamente sulle proprie performance.

Non stupisce, dunque, che fra le maggiori priorità dei britannici spicchi l’equilibrio fra vita privata e professionale (work-life balance): oltre la metà degli intervistati rinuncerebbe fino a 6mila sterline all’anno pur di assicurare le adeguate cesure tra vita personale e lavoro. Il salario resta comunque in cima alle priorità, con il 57% degli intervistati che ritiene questo aspetto il più importante della propria attività.

A conferma di questo trend, Indeed fa sapere che sul suo sito web le ricerche di “lavoro da casa”, “lavoro flessibile” e “lavoro a distanza” sono aumentate del 116% come quota di tutte le ricerche effettuate sul sito di Indeed del Regno Unito dal 2015. I datori di lavoro stanno in qualche modo venendo incontro a queste tendenze, includendo la dicitura “orari di lavoro flessibili” con frequenza più che doppia (+136%) rispetto al 2014.

E proprio in merito alla trasparenza delle retribuzioni, è emerso dall’indagine che i lavoratori britannici sarebbero in maggioranza favorevoli a fare piena luce: il 56% degli intervistati sarebbe disposto a rendere noto il proprio salario, pur di accedere a quello degli altri.