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Immigrazione, ora bersaglio di Trump è il Congresso Usa

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Le dichiarazioni di sfida al Congresso Usa di Donald Trump in merito al Muro al confine con il Messico tornano ad allarmare i mercati, preoccupati di una crisi di governo. Il presidente Usa è tornato a parlare di “emergenza nazionale”, che voleva invocare per poter ottenere i fondi necessari alla costruzione della barriera anti immigrati.

Trump continua a innervosire i trader anche in un momento di distensione con  il Messico. L’inquilino della Casa Bianca ha infatti fatto un passo indietro rispetto alla minaccia, evocata venerdì, di chiudere il confine meridionale degli Stati Uniti. Anche per quanto riguarda tutte le attività legalmente consentite. Lo choc alle catene dell’offerta, del resto, avrebbe causato non pochi problemi anche alle imprese americane.

Il presidente americano ha annunciato il suo mutamento di pensiero via Twitter: “Dopo molti anni (decenni), il Messico sta arrestando un gran numero di persone al confine meridionale, principalmente da Guatemala, Honduras e El Salvador. Tutti questi hanno preso soldi dagli Usa per anni, e NON hanno fatto assolutamente nulla per noi, proprio come i Democratici al Congresso!”, ha comunicato Trump in un messaggio di martedì.

Salvo poi precisare oggi che la chiusura del confine, anche in forma parziale, resta un’opzione: “Il Congresso deve riunirsi ed eliminare immediatamente le scappatoie al confine! Se nessuna azione verrà compiuta, il confine o sue estese sezioni, verranno chiuse. Questa è un’emergenza nazionale! [qui l’approfondimento su cosa significa]”.

Bersaglio Trump non è più il Messico bensì il Congresso Usa

In questo secondo messaggio, però, il bersaglio non è più il Messico, bensì il Congresso americano, sollecitato ad agire.

Il leader della maggioranza al Senato, il Repubblicano Mitch McConnell non condivide la battaglia del presidente nel minacciare la chiusura del confine: “Avrebbe un impatto economico potenzialmente catastrofico sul nostro Paese e spero che non faremo mai cose del genere”, ha detto martedì.

Hanno espresso preoccupazione sulla possibile interruzione del confine anche le maggiori case automobilistiche statunitensi, General Motors, Fca e Ford: “qualsiasi azione interrompa il commercio al confine danneggerebbe l’economia americana e, in particolare, l’industria dell’auto”.

È da novembre che Trump minaccia di chiudere il confine e le ultime dichiarazioni hanno appesantito i listini azionari, già depressi dagli ultimi dati macro Usa. Sul Forex, intanto, il peso si è indebolito sul dollaro.