Economia

Derivati, deputato Pd: risalgono a gestione Draghi

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ROMA (WSI) – Il caso delle perdite che lo Stato ha dovuto sobbarcarsi in seguito ai contratti swap sul debito pubblico ha infiammato una polemica che, oltre al nodo puramente economico (i miliardi di cui si parla sono decine), ha sollevato anche la questione della trasparenza del Tesoro. Perché il ministero non può rivelare i contratti derivati in essere, o almeno quelli già conclusi e rendere conto delle scelte fatte? Questa, in sostanza, la domanda sollevata da uno dei più noti economisti italiani, Luigi Zingales, che scrive:

“Secondo le stime dello stesso Tesoro italiano, negli anni a venire i contribuenti italiani dovranno probabilmente pagare qualcosa come 42 miliardi di euro per coprire perdite causate dai derivati, però non possono conoscere l’origine di queste perdite, né influenzarne la gestione futura. Questo è ciò che deriva dalla decisione di oggi del governo italiano di respingere la richiesta, avanzata da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle, di rivelare il contenuto dei contratti derivati stipulati dal Tesoro. La ragione del rifiuto è l’effetto “destabilizzante” che questa divulgazione potrebbe avere sulle posizioni del governo italiano sui mercati finanziari”.

Nei giorni scorsi le perdite sui derivati avevano già animato amare considerazioni: il fatto che i tassi d’interesse sul debito siano scesi dal 2011 a oggi non avrebbe implicato il risparmio per le casse pubbliche che tutti si aspettavano, in quanto i contratti di swap effettuati (che scambiano un tasso variabile con un tasso fisso per rendere prevedibili i flussi di pagamento) hanno continuato a gravare sulle casse italiane vanificando gli effetti della discesa dei tassi. In altre parole la protezione dal rischio di un rialzo dei tassi d’interesse sul debito si è ritorta contro le casse pubbliche, che non hanno potuto godere appieno dell’abbattimento dello spread.

Rivelare i contratti swap attualmente attivi potrebbe essere rischioso avverte il governo, ma Zingales rilancia, le posizioni chiuse andrebbero rivelate, perché nasconderle agli italiani? Una risposta eloquente arriva via Twitter dal deputato del Pd, Gianpaolo Galli: “Quelli chiusi [contratti derivati ndr.] sono per lo più della gestione Draghi? Ci penserei un attimo di questi tempi”. In altre parole: sarebbe sconveniente attaccare la credibilità di Mario Draghi in questa fase, in cui il presidente della Bce sta combattendo contro la Germania per promuovere una politica monetaria favorevole anche alle esigenze dell’Italia.

La trasparenza, però, resta prioritaria per Zingales:

Quanto più il Tesoro si oppone a questa richiesta [quella di rivelare il contenuto dei contratti derivati stipulati], tanto peggiore sarà l’inferenza che il mercato trarrà sul modo in cui esso gestisce la sua posizione in derivati, indebolendo così la posizione del Tesoro italiano sui mercati finanziari. In altre parole, ciò che a questo punto è realmente destabilizzante è la mancanza di trasparenza.