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Debito pubblico: per ridurlo, vendita del patrimonio di stato?

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ROMA (WSI) – La dismissione del patrimonio italiano può servire davvero a ridurre il debito pubblico italiano? La riduzione di quest’ultimo è sicuramente una priorità, che risulta ancora più difficile in un periodo di recessione come quello che stiamo vivendo. Il debito pubblico ha infatti raggiunto un nuovo record a giugno attestandosi a quota 2.168,4 miliardi di euro. Nei primi sei mesi del 2014 è aumentato di 99,1 miliardi, riflettendo il fabbisogno della P.a (36,2 mld) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (67,6 mld).

“Sul debito pubblico dobbiamo essere pronti a dare un segnale’ – afferma il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti che dalle pagine del Messaggero propone di creare un fondo dove immettere il patrimonio mobiliare e immobiliare dello Stato per poi venderne il 49% a servizio della riduzione del debito pubblico.

‘”Credo che una delle priorità che dovremmo porci da qui a fine anno – spiega Rughetti – sia un’operazione da collegare alla legge di Stabilità che contenga un piano a 20 anni per la riduzione del debito, con la creazione di un fondo dove immettere il patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare e poi cedere il 49% delle quote del fondo stesso. Questa misura, che potrebbe essere inserita ad esempio in un disegno di legge ad hoc, con la riduzione del fabbisogno pubblico e avanzo primario crescente, dovrebbe portarci sotto al 100% nel rapporto tra debito e pil”.

La vera domanda da farsi però è riusciremmo davvero a ridurre il debito pubblico con la vendita del patrimonio dello Stato?

Guardando indietro dal 1985 al 2012 l’Italia ha effettuato dismissioni per 157 miliardi di euro, solo la Francia ha ottenuto di più con 174 miliardi. Dal 1985 ad oggi però il debito italiano non ha fatto altro che crescere a dismisura, quindi la prima risposta che verrebbe da dare è che le dismissioni non hanno mai avuto effetto sul debito, almeno fino ad ora. Secondo l’Istituto Bruno Leoni, solo dalla cessione delle aziende partecipate o possedute dallo Stato si potrebbero ricavare 136 miliardi di euro.

Tempo fa il dipartimento del Tesoro ha quantificato in 340 miliardi di euro il patrimonio immobiliare dello Stato. Sulla carta queste vendite avrebbero un effetto certamente positivo sulla riduzione del debito ma in pratica molti dei patrimoni, soprattutto quelli immobiliari, non sarebbero venduti al massimo del loro potenziale. Insomma l’Italia si priverebbe di propri cespiti nel momento peggiore per venderli (a prezzi svalutati) e cio’ avrebbe influenza zero sulla riduzione del debito pubblico.