Economia

Debito pubblico: come ridurlo dopo impennata Covid. Quanti anni ci vogliono

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Ventisei nell’ipotesi peggiore, sedici nella migliore, tanti saranno gli anni necessari all’Italia per rientrare dall’aumento del debito pubblico/Pil accumulato da quando è iniziata la pandemia da Covid-19.

Peggio andrà a Francia e Spagna: la prima ci metterà 67 anni, la seconda addirittura 89. Decisamente più rosea la situazione in Germania, il cui indebitamento è aumentato di 15 punti di Pil, da cui potrebbero rientrare nel giro di 7 anni.

Sono le previsioni di Euler Hermes, compagnia di assicurazione del credito del gruppo Allianz, in uno studio dal titolo: Eurozone government debt: quo vadis from here?.

Dei quattro paesi presi in considerazione l’Italia in realtà è quello che ha subito un maggiore deterioramene del debito. Il rapporto debito/Pil passerà dal 134,1 al 156,6% previsto per la metà del 2022 (22,5 punti in più), mentre il rapporto debito/Pil di Francia e Spagna andranno da poco più del 98% a poco più del 116 (18 punti in più).

“L’Italia resta l’elefante nella stanza. Durante la crisi del debito dell’Eurozona e ancor di più durante la crisi del Covid-19, Roma ha spinto il suo rapporto debito/PIL vicino al 160%. Tuttavia, con il primo ministro Mario Draghi che supervisiona l’attuazione del piano di rilancio di 238 miliardi di euro, potrebbe esserci un rinnovato slancio per affrontare la lunga mancanza di crescita economica dell’Italia e, a sua volta, il suo eccessivo carico di debito pubblico” si legge nel report.

Debito pubblico: Draghi e Recovery plan potrebbero accelerare calo

Per quest’anno il debito pubblico/Pil appare destinato a salire al nuovo record massimo del 159,3% nel 2021, con un aumento di circa 25 punti percentuali dal 2019. La questione chiave che frena una riduzione più significativa del debito pubblico rimane la bassa crescita del PIL nominale, che ha registrato in media un +2% annuo nei due decenni precedenti lo shock da Covid-19.

“Nel nostro caso di base per la traiettoria del debito italiano, vediamo ragioni per essere più ottimisti. In particolare, la combinazione dell’assunzione della carica di Primo Ministro da parte di Mario Draghi nel febbraio 2021 e il dividendo di crescita atteso dalla riuscita attuazione del piano di rilancio dell’Italia, il recovery plan, da 238 miliardi di euro, incentrato su maggiori investimenti pubblici abbinati a riforme chiave del sistema giudiziario, pubblico amministrazione, burocrazia e concorrenza – potrebbe rappresentare un importante punto di svolta e giustificare un miglioramento delle aspettative di crescita del PIL italiano.
Prevediamo, infatti, che con la piena e tempestiva attuazione del piano, l’economia italiana possa crescere a un ritmo medio del +2,5% fino al 2035 con un corrispondente calo del debito al 138% entro il 2035″.
Secondo gli esperti, aspettative di crescita più elevate taglierebbero il numero di anni necessari per eliminare l’eccesso di debito Covid-19 da 26 a 16.

La posta in gioco è alta –  concludono – come mostra la tabella riepilogativa (vedi sotto), alla media storica (stella rossa) qualsiasi allentamento della politica di bilancio che non riesca a promuovere le prospettive di crescita a lungo termine porterebbe a un aumento dell’onere del debito, il che sicuramente allerterebbe investitori e agenzie di rating.