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Deal Brexit, salgono chance accordo di May: quotato al 50%

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Quando mancano tre settimane alla Brexit e in attesa delle tre votazioni cruciali del parlamento britannico, Quentin Fitzsimmons, gestore obbligazionario e Brexit Specialist di T. Rowe Price, fa il punto sulla situazione.

“Il Regno Unito deve formalmente uscire dall’Unione Europea il 29 marzo. Nonostante manchino ormai solo tre settimane, rimangono aperti diversi possibili scenari, anche se negli ultimi giorni alcuni aspetti sembrano essersi chiariti”, dice Fitzsimmons.

Brexit, gli sviluppi recenti

Nei giorni scorsi, molto movimentati per la politica britannica, le prospettive di approvazione dell’accordo di uscita proposto dal Primo Ministro, Theresa May, in precedenza arenato, si sono ravvivate. Ciò è determinato dalla convinzione che l’European Research Group (ERG) – la parte del Partito Conservatore schierata con maggior decisione a favore dell’uscita dall’UE – e il Democratic Unionist Party (DUP) siano ora favorevoli all’accordo proposto dal Governo.

Questo possibile cambiamento di orientamento da parte di ERG e DUP sarebbe dovuto al desiderio di assicurarsi che il Regno Unito lasci l’Unione Europea il 29 marzo, nei tempi stabiliti. L’obiettivo è evitare voti parlamentari successivi su degli emendamenti creati per affermare che il Regno Unito lasci l’UE con un accordo e richieda un’estensione dell’Articolo 50.

Infatti, alcuni giorni fa il Primo Ministro ha promesso che i parlamentari avranno la possibilità di respingere un’uscita senza accordo e di imporre un rinvio ‘limitato’ della Brexit, nel caso in cui il deal non verrà approvato dal Parlamento.

Nel frattempo, anche il Partito Laburista si è schierato a favore di un secondo referendum sulla Brexit, dopo aver visto il proprio piano alternativo respinto dal Parlamento. Il partito all’opposizione cercherà probabilmente di far approvare il secondo referendum non appena il Primo Ministro ripresenterà la sua proposta di accordo in Parlamento, cosa che dovrebbe avvenire il 12 marzo.

Deal o No Deal: 4 scenari principali

  1. Il Parlamento approva una versione modificata dell’accordo che il Governo britannico ha concordato con l’UE e il Regno Unito lascia l’Unione il 29 marzo.
  2. Il governo britannico non riesce a far approvare il deal dal Parlamento e il Regno Unito lascia l’Unione Europea il 29 marzo senza disposizioni in atto e senza un periodo di transizione che permetta alle imprese e alle persone di prepararsi. Gli scambi commerciali tra UK e UE diventerebbero immediatamente soggetti alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
  3. L’UE concede un’estensione dell’Articolo 50 del Trattato di Lisbona, che stabilisce il 29 marzo come data legalmente vincolante per la Brexit, lasciando più tempo al Governo britannico per far approvare un accordo dal Parlamento. Questo scenario potrebbe implicare una consultazione dell’elettorato britannico tramite un secondo referendum sul deal.
  4. Il Primo Ministro Theresa May decide di chiedere le elezioni anticipate, nel tentativo di incrementare la maggioranza parlamentare del Partito Conservatore e facilitare l’approvazione di un accordo. In questo scenario sarebbe comunque necessaria un’estensione dell’Articolo 50.

Le stime del mercato sulla probabilità dei diversi scenari:

  • Accordo di Theresa May e lettera di intenti sul backstop per il confine irlandese: 50%
  • Uscita ‘no deal’ il 29 marzo: 15%
  • Estensione dell’Articolo 50: 25%
  • Elezioni anticipate: 10%

* Fonte: T. Rowe Price; dati al 21 febbraio, 2019.

Le prospettive per gli asset finanziari alla luce degli esiti più probabili della Brexit

Fixed Income. Il mercato obbligazionario britannico dipenderà probabilmente dall’andamento economico del Paese, che difficilmente sarà solido nel breve termine, qualunque sia l’esito della Brexit. Anche se si arrivasse ad un accordo, una ‘hard Brexit’ avrebbe un forte impatto sui mercati del credito, ma offrirebbe anche molte opportunità per acquistare bond corporate le cui valutazioni sono calate troppo rispetto alla qualità dei fondamentali.

Azionario. L’equity del Regno Unito ha già subito un de-rating. In teoria, le azioni britanniche appaiono attraenti nel confronto internazionale. L’approvazione dell’accordo del Primo Ministro sbloccherebbe valore sul mercato, che si è preparato alla possibilità di una Brexit ‘disordinata’ senza un accordo.

Valute. La sterlina è stata sostenuta dalla prospettiva di un accordo, che preverrebbe la possibilità di una Brexit ‘cliff-edge’. Tuttavia, il deal proposto da Theresa May non è una soluzione economica ideale. Dato che la sterlina solitamente assorbe gli shock dell’economia britannica, potrebbe comunque indebolirsi ancora.

La misura di tale indebolimento dipenderebbe dai tempi necessari a ripristinare la fiducia nell’economia. Riteniamo che l’economia britannica possa riprendersi più rapidamente del previsto: ciò significa che la debolezza della sterlina – e degli asset britannici in generale – potrebbe avere vita breve.

I prossimi sviluppi

Il Parlamento avrà la possibilità di votare l’accordo di May entro il 12 marzo. Le trattative con l’UE continueranno fino ad allora, ma sembra improbabile che vengano offerte concessioni significative rispetto all’accordo esistente. Se il Parlamento respingerà il deal di Theresa May di nuovo, i parlamentari il 13 marzo voteranno a favore o meno di una Brexit “no deal”.

Se il Parlamento voterà contro la Brexit di May e contro l’uscita senza accordo, allora il 14 marzo i parlamentari dovranno votare sulla possibilità di chiedere un’estensione ‘breve e limitata’ dell’Articolo 50.

* Fonte: T. Rowe Price; dati al 21 febbraio, 2019.