Società

Covid manderà in fumo 52 milioni di posti di lavoro nel 2022

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La pandemia di Covid 19 lascia segni pesanti sul mercato del lavoro: nel 2022 ci saranno ancora 52 milioni di posti di lavoro in meno rispetto ai livelli pre-Covid (ultimo trimestre del 2019) in tutto il mondo, e nel 2023 ancora 27 milioni di posti in meno. Il conteggio dei posti bruciati dall’emergenza sanitaria lo fa l’ILO l’agenzia del lavoro delle Nazioni Unite, costretta a rivedere (in peggio), le stime per l’anno in corso: le precedenti si fermavano a 26 milioni di posti in meno.

Per la ripresa, si dovrà dunque aspettare. Secondo il World Employment and Social Outlook ci vorrà più tempo per recuperare i livelli pre-pandemia e la disoccupazione rimarrà più elevata almeno sino alla metà del 2023, attestandosi a 207 milioni rispetto ai 186 milioni del 2019.

In calo tasso globale di partecipazione alla forza lavoro

L’impatto complessivo sull’occupazione è significativamente maggiore di quanto rappresentato in queste cifre, perché molte persone hanno lasciato la forza lavoro. Nel 2022, il tasso globale di partecipazione alla forza lavoro è previsto nel 2022 del 59,3%, 1,2 punti percentuali in meno rispetto al 2019, ha aggiunto.

Il direttore generale dell’ILO, Guy Ryder, ha dichiarato:

“A due anni dall’inizio di questa crisi, le prospettive rimangono fragili e il percorso di ripresa è lento e incerto. Stiamo già assistendo a danni potenzialmente durevoli ai mercati del lavoro, insieme a un aumento preoccupante della povertà e della disuguaglianza. A molti lavoratori viene richiesto di passare a nuovi tipi di lavoro, ad esempio in risposta alla prolungata crisi dei viaggi e del turismo internazionali.
Non può esserci una vera ripresa da questa pandemia senza un’ampia ripresa del mercato del lavoro. E per essere sostenibile, questa ripresa deve basarsi sui principi del lavoro dignitoso, inclusi salute e sicurezza, equità, protezione sociale e dialogo sociale”.

Posti di lavoro: la situazione in Italia

E in Italia? Dai dati resi disponibili del Ministero del Lavoro sui primi tre trimestri tra il 2017 e il 2021 si evince che l’annus horibilis è stato il 2020. Infatti, dopo una crescita costante tra il 2017 e il 2019, l’avvento della pandemia nel 2020 ha portato a una diminuzione del 20% nei rapporti di lavoro attivati rispetto ai primi tre trimestri dell’anno precedente.
La tendenza è tornata però positiva nei primi tre trimestri del 2021 con una ripresa del 15% nei rapporti di lavoro attivati.

I dati Istat indicano che il Covid ha rallentato la crescita del tasso di occupazione che corrisponde al rapporto tra gli occupati e la popolazione tra 15 e 64 anni. Infatti, se dal 2016 al 2019 il tasso di occupazione nel nostro Paese è cresciuto costantemente, passando dal 57,2% del 2016 al 59% del 2019, l’avvento della pandemia ha fatto scendere il dato nel 2020 al 58,1%.