Economia

Corsa al riarmo, debito/Pil Italia rischia di schizzare fino al 180% in dieci anni

Una nuova era di riarmo globale sta prendendo piede e comporterà costi ingenti e decisioni difficili per i governi occidentali, già alle prese con finanze pubbliche traballanti. Così una lunga analisi di Bloomberg, che spiega come nonostante la spesa mondiale per la difesa abbia raggiunto lo scorso anno la cifra record di 2.200 miliardi di dollari, i Paesi dell’Unione Europea hanno iniziato a riflettere su cosa richiederà la sicurezza del XXI secolo, con una Russia aggressiva che si agita ai confini orientali, un Medio Oriente instabile e l’espansione delle forze armate cinesi che attirano l’attenzione di Washington verso il Pacifico.

Verso impennata della spesa per la difesa

“I leader politici si sono compiaciuti per i progressi compiuti verso gli obiettivi della NATO, secondo cui i membri dell’alleanza devono destinare il 2% del loro Prodotto interno lordo alla difesa. Ma i funzionari che si occupano di sicurezza affermano che i bilanci militari potrebbero dover emulare la spesa della Guerra Fredda, ovvero raggiungere il 4% del Pil, per realizzare i piani dell’alleanza” si legge nell’articolo firmato da Enda Curran e Natalia Drozdiak.

Secondo i calcoli di Bloomberg Economics, se gli Stati Uniti e gli alleati del G7 dovessero raggiungere tali livelli, equivarrebbe a oltre 10.000 miliardi di dollari di impegni aggiuntivi nel prossimo decennio.

Il “dividendo della pace” post-Guerra Fredda sta per finire”, ha dichiarato Jennifer Welch, analista capo di Bloomberg Economic. “È probabile che questo abbia un effetto di trasformazione sulle aziende del settore della difesa, sulle finanze pubbliche e sui mercati finanziari”.

A rischio debito pubblico

L’analisi di Bloomberg Economics mostra come il crescente onere rappresentato dalla spesa militare creerà un nuovo dilemma fiscale per la maggior parte dei membri della NATO. Anche solo il raggiungimento di un tetto di spesa al 2% del PIL annuale dell’alleanza per le spese militari bloccherebbe gran parte del consolidamento del debito dell’UE dopo la pandemia, sottolinea l’analisi. Arrivare poi al 4% spingerebbe i paesi più deboli del blocco a fare scelte dolorose tra livelli di indebitamento ancora più elevati, tagli significativi ad altre parti del bilancio o aumenti delle tasse.

“Francia, Italia e Spagna sarebbero particolarmente esposte se la spesa extra venisse finanziata attraverso i mercati obbligazionari, con il debito pubblico di Roma che balzerebbe al 179% del prodotto entro il 2034 dal 144% di quest’anno” prosegue l’analisi, aggiungendo che anche gli Stati Uniti, che già destinano il 3,3% del PIL annuale alla difesa, se spingessero il loro bilancio militare al 4%, vedrebbero aumentare i debiti al 131% dal 99% nel prossimo decennio. Ad oggi la spesa militare dell’Italia in rapporto al Pil è all’1,5%, sotto l’obiettivo del 2% della Nato.

 

Corsa al riarmo in Asia

Ma il previsto aumento della spesa militare – continua l’analisi – non riguarda solo l’Occidente. La spesa per la difesa della Cina crescerà del 7,2% nel 2024, il dato più alto degli ultimi cinque anni. La Malesia è in cima alle proiezioni di crescita su base annua per 22 Paesi dell’Asia-Pacifico, con un aumento del 10,2% e un esborso totale di 4,2 miliardi di dollari quest’anno, secondo l’analisi della società di intelligence sulla difesa Janes. Seguono le Filippine con una crescita dell’8,5% e 6,6 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti, poi, l’amministrazione del presidente Joe Biden chiederà un aumento dell’1% per un bilancio militare che già supera quello di qualsiasi altra nazione.

Come un mondo sempre più militarizzato come si possa conciliare un maggiore impegno della difesa con entrate fiscali limitate, oltre che con sempre maggiori esigenze di welfare e sanità è destinato a diventare una questione politica scottante nei prossimi anni.

L’incognita Trump

C’è poi un’altra questione che viene affrontata nell’articolo Bloomberg, ovvero la prospettiva di un secondo mandato di  Donald Trump. I commenti di Trump di febbraio, che hanno messo in dubbio gli aiuti statunitensi all’Europa in caso di guerra, hanno reso più urgenti nuovi colloqui all’interno dell’Ue. “Nonostante queste preoccupazioni, è improbabile che i membri della NATO si impegnino a spendere il 4% del PIL per la difesa in tempi brevi. L’anno scorso hanno concordato di rafforzare il loro impegno a spendere almeno il 2%, ma anche questo ha suscitato un intenso dibattito” si legge.  “Tuttavia, un’era prolungata di tassi d’interesse più elevati, che ora sembra probabile, potrebbe ancora far lievitare gli oneri per il servizio del debito e restringere le possibilità di finanziamento pubblico, soprattutto se abbinata a un aumento significativo della spesa per la difesa”.