Economia

Coronabond, il braccio di ferro con i Paesi del Nord è destinato a proseguire

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Nel dibattito europeo sui coronabond, la declinazione emergenziale degli eurobond, si profilano le medesime contrapposizioni che finora hanno impedito che analoghe misure di condivisione dei rischi potessero essere adottate in passato.
La Germania, in particolare, resta nel numero dei Paesi più scettici in merito alla possibilità di utilizzare questi titoli di debito europeo per affrontare la crisi.
Allo stesso tempo, però, si sono esposte voci autorevoli a sostegno dell’introduzione di questa proposta, che permetterebbe ai Paesi, in particolare a quelli più indebitati, di finanziare con termini più vantaggiosi le spese straordinarie dovute alla crisi-coronavirus.

La posizione tedesca sui coronabond

Il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier, si è detto decisamente contrario a riaprire il dibattito sugli eurobond, anche nella loro declinazione emergenziale oggetto del dibattito Ue. “Siamo tutti decisi a impedire una nuova crisi del debito in Europa, ovunque si presenti, ma consiglio cautela quando vengono presentati presunti nuovi concetti geniali, che molto spesso sono solo una riedizione di concetti vecchi già respinti“, aveva dichiarato al giornale tedesco Handesblatt il 24 marzo. “E’ molto importante la solidarietà europea, ma fortunatamente le proposte su eurobond o similari non hanno trovato grande riscontro… Posso solo raccomandare che non si conducano dibattiti fantasma”.

Le aperture dalla Bce

A sbilanciarsi a favore della istituzione dei coronabond è stato, ad esempio, il membro del consiglio Bce Carlos Costa (governatore della banca centrale del Portogallo) secondo il quale “la mancata collaborazione a questa crisi potrebbe sfregiare in modo permanente il progetto europeo”, e che per questo “devono essere trovate soluzioni per evitare che l’emergenza da coronavirus diventi una seconda crisi del debito sovrano”.
Costa, nel suo intervento pubblicato da Reuters, ha sostenuto che i coronabond avrebbero il vantaggio di creare un canale di finanziamento per gli stati senza caricare ulteriormente il peso dei debiti pubblici nazionali, cosa che al contrario avverrebbe con le linee di credito del Fondo Salva-stati (Mes).

Coronabond restano nell’agenda dell’Eurogruppo

Nel frattempo il consiglio dei ministri delle Finanze dei Paesi dell’Eurozona, l’Eurogruppo, ha discusso la possibilità di introdurre i coronabond nel corso della sua ultima riunione tenutasi (a distanza) il 24 marzo. Il consenso unanime, come prevedibile, resta ancora da raggiungere, ma la proposta resterà sul tavolo nonostante le conclamate resistenze dei Paesi del Nord.

“Esploreremo tutte le possibilità per affrontare la pesante sfida che abbiamo davanti. La linea che abbiamo nell’Eurogruppo è che dobbiamo continuare a lavorare”, aveva dichiarato ieri il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, in merito all’opzione eurobond “nessuna possibile soluzione è stata messa da parte oggi”.

Anche il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni ha suggerito che la partita sui titoli di debito europei è destinata a proseguire: “abbiamo diversi strumenti sul tavolo.
I coronabond sono uno degli strumenti che possiamo avere sul tavolo. Dobbiamo andare avanti nelle discussioni e costruire consenso, perché tutte le decisioni devono avere il livello di consenso e coordinamento avuto finora”.