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Consulenza finanziaria, meglio dal vivo o digitale?

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L’EY Global Wealth Research Report 2023 fa il punto sulla consulenza finanziaria in Italia e nel mondo. Secondo lo studio, la gestione delle esigenze di investimento sta diventando sempre più complessa per gli italiani. Il 57% degli intervistati nel nostro Paese ritiene che la situazione sia peggiorata negli ultimi due anni, rispetto al 48% della media europea. Questa percezione è particolarmente diffusa tra gli investitori della cosiddetta Generazione X, ossia coloro nati tra il 1965 e il 1980, con il 72% di loro che ritiene la gestione del patrimonio più complicata. Tale percentuale è inferiore per i baby boomer (49%) e per i millennial (39%), nati rispettivamente tra il 1946 e il 1964 e tra il 1981 e il 1996.

Cosa afferma lo studio

Il rapporto si basa su interviste condotte su oltre 2.600 clienti di servizi di wealth management in tutto il mondo, compresa l’Italia. Esso rivela che in Italia vi è una maggiore propensione a effettuare investimenti rischiosi nonostante la volatilità dei mercati, soprattutto tra gli investitori della Generazione X (56%), mentre i baby boomer si attestano al 22% e i millennial al 39%.

Gli obiettivi d’investimento rimangono prevalentemente difensivi: il 38% degli intervistati desidera proteggere il proprio patrimonio, mentre il 35% cerca un rendimento adeguato. Il 52% degli investitori italiani (contro il 62% in Europa) si sente preparato a raggiungere i propri obiettivi finanziari. La suddivisione per generazioni rivela che il 64% dei baby boomer, il 56% della Generazione X e solo il 31% dei millennial si sente adeguatamente preparato.

Consulenza finanziaria dal vivo o digitale?

Un aspetto interessante emerso dal rapporto riguarda l’apertura degli investitori italiani nei confronti delle relazioni virtuali con i propri consulenti. Il 40% preferisce avere incontri tramite video chat o e-mail per la gestione del portafoglio.

Tuttavia, a differenza di quanto accade in Europa, in Italia la relazione di persona rimane la preferita per tutte le attività finanziarie. Il 44% dei potenziali clienti italiani, in particolare il 56% della Generazione X, preferisce essere contattato direttamente tramite telefono o e-mail. D’altro canto, l’utilizzo delle piattaforme di advisory matching risulta importante soprattutto per i millennial, con il 46% che predilige una consultazione autonoma. Giovanni Andrea Incarnato, responsabile del settore Wealth & Asset Management di EY Italia (nella foto sopra), commenta i risultati del rapporto:

“In un contesto di mercato sempre più complesso, gli operatori del settore hanno l’opportunità di rafforzare il loro ruolo di guida degli investitori verso il raggiungimento dei loro obiettivi di vita e finanziari. È fondamentale comprendere appieno i bisogni e le preferenze delle diverse generazioni al fine di aumentare la soddisfazione e la fiducia dei clienti, oltre che la percezione del valore generato”.

Uno dei dati rilevanti emersi dall’indagine riguarda l’aumento della richiesta di consulenza professionale da parte degli investitori italiani. L’87% di loro ha cambiato il proprio approccio agli investimenti in risposta alla diminuzione del valore dei propri portafogli. In un contesto di incertezza economica protratta, infatti, molti investitori cercano una consulenza che li aiuti a interpretare gli shock economici, di mercato e politici.

Il sondaggio EY ha rivelato che il 67% dei millennial italiani e l’82% dei baby boomer richiedono una revisione del proprio piano finanziario a fronte di instabilità o incertezze politiche. Inoltre, oltre il 42% degli intervistati italiani cerca regolarmente una consulenza finanziaria indipendente aggiuntiva in risposta alla volatilità del portafoglio.

C’è anche un crescente interesse degli investitori italiani verso nuovi attori e nuovi asset digitali, come le società fintech (robo-advisor, neobank, ecc.) e le criptovalute. Sebbene al momento le classi di attività tradizionali siano ancora le più scelte dagli investitori, si prevede un aumento della domanda nei prossimi 3 anni nelle aree come fintech (25% rispetto all’attuale 8%) e fornitori di rendite vitalizie (25% rispetto all’attuale 8%).