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Con il gas alle stelle, boom di ricavi e profitti per le major italiane dell’energia

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Il gas naturale TTF, benchmark del prezzo del metano nel Vecchio Continente, ha toccato proprio ieri un nuovo tragico record a 275 euro al megawattora, scontando la decisione di Gazprom di chiudere per tre giorni il gasdotto Nord Stream 1. Il gas naturale vanta una performance positiva a un anno di oltre il 500%, notevolmente superiore rispetto al petrolio Brent, che è salito del 40% nei 12 mesi.

Nel pieno della tempesta dell’energia, con i prezzi del petrolio e soprattutto del gas alle stelle, le società leader in Italia non se la cavano male. Anzi, a guardare i conti del primo semestre 2022, si può dire che abbiano fatto il pieno di utili. Cifre che potrebbero riaprire il dibattito sull’opportunità, discussa più volte nel governo, di un provvedimento sugli extraprofitti. Un provvedimento che sulla carta è facilitato dal fatto che sono tutte società a controllo pubblico, ma reso complicato dal fatto di essere aziende quotate in Borsa.

I conti dei colossi italiani dell’energia

Prendiamo i conti del gruppo Enel. L’ex monopolista ha dichiarato per il primo semestre 2022 ricavi in aumento a 67.258 milioni di euro (+85,3% rispetto al pari periodo dello scorso anno). Il quasi raddoppio del fatturato, si legge nella nota, “è riconducibile a tutti i settori di business, principalmente per le maggiori quantità di energia elettrica e gas vendute a prezzi medi crescenti e per le maggiori quantità di energia elettrica prodotte”.

Produttore, ma anche venditore di energia, maggior importatore di gas in Italia, anche per il gruppo Eni il primo semestre 2022 è stato un periodo più che positivo. L’ad Claudio Descalzi, insieme ai conti in cui l’utile netto rettificato è salito di oltre sei volte, a 7,08 miliardi di euro, rispetto al primo semestre 2021 (1,2 miliardi). I risultati, si legge nella nota, “sono stati favoriti da un contesto di rafforzamento delle commodity energetiche: il Brent è cresciuto da 65 dollari al barile nel primo semestre 2021 a 108 dollari al barile del semestre 2022 (+66%); i prezzi del gas in Europa sono quintuplicati”.

Anche Edison, la più antica società europea nel settore dell’energia e attiva in Italia, ha chiuso il primo semestre 2022 con una marcata crescita dei ricavi di vendita in conseguenza della crescita dei prezzi dell’energia aggravato dalla guerra russo-ucraina e per l’incertezza sulla continuità di forniture di gas dalla Russia. I maggiori volumi di vendita di gas, pari a circa 2 miliardi di metri cubi, unitamente all’incremento dei prezzi (quotazione media di energia elettrica e gas più che quadruplicata nel semestre) hanno spinto i ricavi del Gruppo Edison a 13.222 milioni di euro (4.120 milioni di euro nello stesso periodo del 2021), di cui 10.331 milioni di euro dalla filiera attività gas (2.388 milioni di euro nel 2021) e 4.485 milioni di euro dalla filiera energia elettrica (2.006 milioni di euro nel 2021).

Tra le utility che producono e vendono energia, la lombarda A2A (controllata dai comuni di Milano e Brescia) ha reso noto al mercato i conti al 30 giugno. La società ha dichiarato ricavi per 9,79 miliardi di euro, in aumento del 141,5% rispetto ai 4,05 miliardi ottenuti nello stesso arco di tempo dello scorso anno. Il management ha segnalato che l’aumento è principalmente dovuto all’incremento dei prezzi delle materie prime energetiche.

Infine, sempre ieri, sono stati approvati dai rispettivi cda i conti per il 2021 di Terna e Snam. Entrambe controllate da Cdp, gestiscono le due principali infrastrutture energetiche del paese. Terna, titolare della rete di trasmissione elettrica nazionale, ha avuto 398,1 milioni di utile (+4,1%) e ricavi per 1,33 miliardi (+5,9%). Mentre Snam, che distribuisce il gas lungo tutta la penisola, ha chiuso il semestre con un utile netto adjusted in crescita a 646 milioni (+1,7%) e ricavi pari a 1,6 miliardi (+9,7%).