Economia

Debito pubblico italiano, chi detiene la fetta più grossa

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Dopo la raccomandazione della Commissione europea di aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, il debito pubblico del nostro paese torna i riflettori degli investitori preoccupati sulla sorti future dell’economia italiana. Uno studio pubblicato di recente aiuta a capire come mai l’Italia rischia più di altri paesi di cadere vittima degli attacchi speculativi dei mercati.

“I titoli del debito proprio come le azioni, possono essere liquidati velocemente, generando brusche oscillazioni nei prezzi e, quindi, nei rendimenti. Conoscere la composizione di chi detiene titoli sovrani è quindi utile a valutare la vulnerabilità degli Stati dovessero cambiare le preferenze degli investitori, nazionali ed esteri” hanno scritto gli analisti dell l’ufficio studi Prometeia che hanno effettuato un’analisi

Nell’analisi effettuata il debito pubblico di alcuni paesi dell’Eurozona – ovvero Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e, appunto, Italia – è stato scomposto dal dicembre 2004 al giugno 2018 per tipologia di investitore: nazionale ed estero.

Nella componente degli investitori esteri hanno evidenziato la parte detenuta dalle istituzioni europee, come il Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM) o la BCE; a livello nazionale, invece, la suddivisione è tra banca centrale nazionale e settore privato domestico.

Debito Italia: in mano a istituti europei quota minoritaria

Quello che emerge è che ad oggi la base di investitori stranieri per Grecia, Portogallo e Irlanda è in buona parte costituita dalle istituzioni europee. Risulta invece marginale il ruolo del settore estero privato.

“In Grecia gli investitori ufficiali esteri, cioè facenti capo alle istituzioni internazionali (ESM, BCE e FMI), detengono l’80% del debito pubblico complessivo, pari a oltre il 142% del Pil; analogamente, per Portogallo e Irlanda il debito pubblico detenuto dagli investitori ufficiali esteri (circa il 32% e il 35% del debito totale) è pari rispettivamente al 39% e al 24% del Pil. In Irlanda in particolare ESM e BCE detengono circa un terzo dei titoli pubblici, con in più il ruolo fondamentale tra i detentori domestici svolto dalla banca centrale nazionale”.

La situazione appare diversa per Italia e Spagna, dove le istituzioni europee detengono una quota minoritaria di debito sovrano.

La maggior parte dei titoli pubblici è infatti detenuta dal mercato, rispettivamente pari al 79% e 53% in termini di Pil (60% e 55% rispetto al debito complessivo). Per Italia e Spagna, una quota più elevata di titoli in mano al mercato implica una maggiore dipendenza dagli investitori e, quindi, un maggior rischio di rifinanziamento. In Grecia, Portogallo e Irlanda, al contrario, il contributo del settore istituzionale europeo attenua in modo significativo tale rischio, concorrendo al contenimento dei rendimenti dei titoli governativi“.