Economia

Fed e Bank of Japan in tilt, provocano il caos totale

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ROMA (WSI) – Visti i precedenti, è improbabile che Janet Yellen, numero uno della Fed, potrà essere mai ricordata come un banchiere centrale dotato di una grande capacità di comunicazione. Tutt’altro: spesso le sue dichiarazioni lasciano attoniti i mercati, che si ritrovano a scontare l’elemento che peggio tollerano: l’incertezza.

Yellen non è l’unica, evidentemente, ad avere problemi a farsi capire. L’altro grande “incompreso” è Haruhiko Kuroda, numero uno della Bank of Japan.

Il caso ha voluto che a distanza di poche ore, sia la Fed che la Bank of Japan siano state chiamate ad annunciare la loro politica sui tassi, chi in un senso, chi nell’altro. E il risultato è stato il caos totale.

Nel lasciare invariati i tassi, come previsto, il Fomc ha emesso un comunicato, spiegando il proprio outlook sull’economia Usa e cercando di dare indicazioni sui prossimi passi di politica monetaria.

Questi i punti focali:

  • La Fed ha rimosso dal comunicato il riferimento ai rischi che gli eventi globali creano sull’outlook.
  • Il mercato del lavoro è migliorato anche in presenza di segnali di crescita più bassa.
  • La situazione economica avalla solo rialzi graduali dei tassi.

Subito dopo la pubblicazione del comunicato, il dollaro ha messo a segno una performance decisamente altalenante, per poi essere condizionato nelle ore successive dall’apprezzamento dello yen, causa la delusione degli operatori per il nulla di fatto della Bank of Japan.

In tutto questo, le probabilità di una manovra restrittiva sui tassi da parte della Fed, nel mese di giugno, sono sì salite, ma in modo decisamente lieve, dal 21% al 23,5%. Nella tabella, riportate le probabilità del pre-annuncio del Fomc (Before) e successive alla diffusione del comunicato. (After).

Il nervosismo degli operatori, sul fronte Fed, deriva dal fatto che Yellen stavolta non ha fatto nulla per rassicurare i mercati, nonostante le indicazioni non proprio confortanti relative all’economia.

Nel comunicato diffuso dopo la riunione di due giorni del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, si legge che:

“L’attività economica appare rallentata. La crescita delle spese delle famiglie ha moderato il passo, sebbene il reddito reale delle famiglie sia salito a un ritmo solido, e la fiducia dei consumatori rimane alta”.

Il comunicato ha messo in evidenza il dilemma di Yellen, che si trova davanti a un quadro caratterizzato da una crescita costante dei posti di lavoro e da un miglioramento del mercato immobiliare, a fronte di rallentamenti degli investimenti da parte dellle aziende e delle esportazioni.

A questo punto Joseph LaVorgna, responsabile economista Usa presso Deutsche Bank, ritiene che:

“l’opzione di alzare i tassi a giugno è ormai cancellata. (Di fatto) la Fed sta rispondendo alle condizioni di mercato. Sta diventando difficile riuscire a portare i tassi al livello attorno a cui dovrebbero essere. Il tasso dovrebbe essere più alto, ma la Fed sta avendo problemi a farlo salire a un valore a cui dovrebbe già trovarsi, secondo la maggior parte degli economisti”.

Wall Street non esclude tuttavia che un rialzo dei tassi possa avvenire a giugno. Anche se si insinua sempre di più il sospetto che la Fed non voglia consegnare a chiunque sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti, eventuali conseguenze negative dovute a un rialzo dei tassi portato avanti in un modo che potrebbe essere reputato troppo repentino.

Insomma, Janet Yellen avrà davvero il coraggio di continuare nel percorso di politica monetaria restrittiva nell’anno dell’Election Day?

Lo choc Bank of Japan

La seduta dell’azionario globale è stata caratterizzata dallo choc per il nulla di fatto della Bank of Japan, che ha sottolineato che “esistono grandi rischi al ribasso sull’outlook economico” e, anche, che l’indice dei prezzi al consumo del Giappone, dunque l’inflazione, rimarrà attorno allo zero per il momento.

Nonostante ciò, nessuna misura straordinaria di politica monetaria è stata annunciata, il che ha sorpreso non poco i mercati, che avevano puntato su acquisti di Bond o su ulteriori tagli degli interessi, negativi dalla fine del gennaio di quest’anno.

Perchè la Bank of Japan non ha agito? Ha per caso cambiato idea? L’effetto è stato da terremoto: il Nikkei 225 è crollato di ben -1000 punti e
sul valutario si è assistito ad acquisti scatenati di yen, che hanno portato il rapporto dollaro/yen a crollare di quasi -3%.

Il dollaro ha accentuato così i ribassi. Rivolgendosi alla platea dei giornalisti, il numero uno della Bank of Japan Kuroda ha affermato che la banca centrale utilizzerà la massima forza, in caso di bisogno.

A tal proposito, Kuroda ha sottolineato anche che alcuni indicatori mostrano che la liquidità in yen si è contratta, sebbene in misura lieve.

Inoltre, le banche hanno assistito a utili a elevati livelli grazie all’iniezione ripetuta di liquidità arrivata con le misure di quantitative easing degli ultimi tre anni.

Per i mercati, che avevano scommesso su un ulteriore bazooka monetario da parte del Giappone, le parole di Kuroda hanno alimentato la sensazione che la banca centrale sia esitante a rendere ancora più negativi i tassi di interesse. O comunque, a lanciare nuove misure.