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Buffett diventa socio di maggioranza anche di Bank of America

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A conti fatti si può ritenere a tutti gli effetti l’ennesima scommessa vincente del guru della finanza Warren Buffett. Esercitando  l’opzione di conversione dei suoi warrant, il finanziere miliardario è diventato il primo socio azionista di Bank of America, con Blackrock e Vanguard, mettendo al contempo a segno una plusvalenza di quasi 12 miliardi.

Se infatti si calcola che Buffett comprò azioni privilegiate quando la banca americana attraversava un momento di grande difficoltà per via dei mutui subprime sei anni fa, quando aveva perso addirittura metà del suo valore in Borsa. Allora nel 2011 il miliardario ha creduto nelle potenzialità di riscatto di BofA (titolo +1,29% a 23,76 dollari in questo momento a Wall Street) e ha investito ben 5 miliardi di dollari. Quel capitale vale ora 16,5 miliardi.

Attraverso la sua holding Berkshire Hathaway Buffett ha convertito i suoi contratti warrant e proceduto all’acquisto di 700 milioni di azioni Bank of America a forte sconto, salendo al 6,6% del capitale. Buffett diventa in questo modo il principale azionista due delle tre banche più importanti d’America: Buffett detiene infatti anche una quota del 10% nel capitale di Wells Fargo (le cui azioni fanno segnare un +0,25% a 51,55 dollari).

Buffett detiene in portafoglio anche altri titoli promettenti del settore finanziario, tra cui Bank of New York Mellon (il cui titolo fa +0,29% a 52,24 dollari al momento oggi) e Synchrony Financial (in rialzo +0,3% a 30,33 dollari), azienda nata da uno spin-off di General Electric che opera nel settore delle carte di credito dei finanziamenti per l’acquisto di beni di consumo di grandi dimensioni.

Promesse le scelte di investimento di Buffett

Gli analisti di Morningstar hanno promosso le mosse di Buffett sottolineando per esempio nel caso di BNY che gli incrementi del margine di interesse e dell’asset under management sono la dimostrazione dei progressi compiuti dalla banca americana nel miglioramento della reddittività. Il contesto macro e di politica monetaria, che vede una strategia della Federal Reserve sempre più aggressiva, con un rialzo dei tassi entro fine anno, pone a favore del settore finanziario e dovrebbe pertanto aiutare ulteriormente i profitti della banca.

“Il gruppo statunitense è leader nei servizi a favore della clientela istituzionale (come ad esempio quelli di banca depositaria e di gestione della liquidità). Questo le permette di realizzare elevate economie di scala e quindi rendimenti del capitale più elevati rispetto ai competitor”, fa sapere Greggory Warren. “Alla luce dei risultati del secondo trimestre abbiamo rivisto al rialzo le nostre attese per i prossimi cinque anni, che ora indicano una crescita media del fatturato del 4,4% e un Ebit in progresso fino al 32%, e con esse anche la stima del fair value da 49 a 53 dollari”.

In un report datato 24 luglio, Morningstar ha cercato di spiegare cosa Buffett trova di intrigante e promettente nei titoli Synchrony Financial, un gruppo che gode di un importante vantaggio sulla concorrenza: è il primo provider di carte di credito “private” negli Stati Uniti. Ciò significa che dovrebbe riuscire a “generare margini di profitto superiori alla media (Economic moat)”.

Gli operatori retail che scelgono di emettere una loro carta, infatti, come spiega Colin Plunkett, analista dell’azionario per Morningstar, lo fanno soprattutto per ottenere informazioni più dettagliate sulle abitudini di acquisto dei clienti in modo da utilizzare le leve del marketing più appropriate per incrementare i ricavi. E chi è che fornisce questi dati? Le società emittenti di carte come Synchrony. Non sorprende dunque che i retailer tendono a mantenere lo stesso fornitore, per poter mantenere un flusso di dati ampio e coerente.

Nei prossimi cinque anni prevediamo una crescita media del fatturato superiore al 6% per effetto della maggior domanda di carte di credito da parte dei retailer”, dice Colin Plunkett analista azionario di Morningstar. “Oltre al futuro andamento delle vendite, il mercato sembra non valutare adeguatamente il rendimento che il titolo potrà offrire per effetto del piano di riacquisto di azioni proprie previsto per il prossimo anno. Per queste ragioni stimiamo un fair value pari a 33 dollari per azione”.