Società

Bufera su Charlie Hebdo: nella vignetta vittime sisma come lasagne

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Esplode su Twitter la polemica contro Charlie Hebdo, dopo la vignetta che il periodico francese di satira ha dedicato al terremoto che lo scorso 24 agosto ha devastato il centro Italia.

L’illustrazione satirica, in edicola con l’ultimo numero di Charlie Hebdo, mostra vittime del terremoto sporche di sangue, con la didascalia che recita “Séisme à l’italienne, penne sauce tomato, penne gratinées, lasagne”, ovvero “sisma all’italiana: penne al pomodoro, penne gratinate e lasagne”. Vengono mostrati anche diversi corpi schiacciati dalle macerie.

“Agghiacciante” “immondizia”, “sconvolgente”, “indecente”: gli utenti dei social network non nascondono il loro shock e sconcerto, e il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, commenta così in una intervista a Sky: “Come si fa a fare una vignetta sui morti! Ben venga l’ironia ma sulle disgrazie e sui morti non si fa satira“.

L’hashtag #CharlieHebdo in poco tempo sale in cima alla classifica dei trend di Twitter.

La vignetta fa il giro del mondo, rimbalzando sui vari siti

Ma non tutti gridano allo scandalo. Ci sono anche alcuni che mettono piuttosto in evidenza l’ipocrisia italiana, riferendosi al modo con cui diversi italiani sostennero il diritto alla satira di Charlie Hebdo, dopo l’ attacco terroristico alla redazione di Parigi. Su Fanpage Charlotte Matteini scrive:

“Sembrano ormai lontani i tempi in cui, dopo l’attentato a Charlie Hebdo gli italiani – insieme a centinaia di migliaia di cittadini di ogni età, religione e nazionalità – scesero in piazza per manifestare la propria solidarietà ai vignettisti trucidati da alcuni terroristi islamici e aderirono alla campagna di sensibilizzazione “Je suis Charlie”, che per gran parte delle persone era stata lanciata per sostenere che la satira, in un Paese libero e democratico come la Francia, l’Italia, altri Paesi Europei e occidentali in genere, non poteva in alcun modo essere imbrigliata in definizioni da vocabolario o essere circoscritta a determinati temi o ambiti. L’attentato del 7 gennaio 2015 a Charlie Hebdo fu scatenato da un manipolo di fondamentalisti islamici perché ritenevano che le vignette su Allah fossero lesive della dignità del profeta e dei credenti musulmani in genere. Li ammazzarono, i vignettisti vennero trucidati e gran parte del mondo inveì, difendendo il valore della libertà di satira e di espressione. Oggi, a distanza di un anno e mezzo, a causa di una vignetta sul terremoto, in molti protestano e chiedono la censura di Charlie Hebdo, reo di aver offeso la sensibilità degli italiani toccati dalla perdita. A poco meno di un anno di distanza dal “Je suis Charlie”, in Italia assistiamo alla consueta giravolta ideologica”.

E Marco Esposito, direttore di Il Giornalettismo, chiede:

“Siamo ancora tutti Charlie?” Oggi, Charlie Hebdo mette nel suo mirino l’Italia. Mentre tutta Europa, anzi tutto il mondo, ci esprime solidarietà per il terremoto che ha colpito il centro Italia, causando quasi 300 morti, la rivista satirica transalpina dedica alla tragedia che ha colpito Amatrice e Accumoli una vignetta che è un pugno in faccia. Una vignetta un po’ indegna e un po’ vigliacca. Perché colpisce basso. Su cose che normalmente si dovrebbe avere il buon gusto di non toccare. Il punto fondamentale è: ma siamo tutti Charlie fino a quando non c’è l’Italia di mezzo? Siamo tutti difensori della satira fino a quando non ci tocca direttamente? Quindi chissenefrega se le vignette prendono in giro Maometto, ma guai a chi esercita il sacrosanto diritto di satira su qualcosa che sta a cuore a noi? Personalmente penso che il punto sia un altro. Charlie Hebdo è questo. Lo era prima e lo è stato anche oggi. A me la stragrande maggioranza delle vignette presenti su quella rivista non piaccioo. E non troverebbero spazio su questo giornale. Tanto meno quella sul terremoto. Ma non perché fa satira sui morti italiani, ma perché fa satira su una tragedia. È un qualcosa che tocca la mia sensibilità; magari un altro direttore si comporterebbe in maniera diversa.”

 

Altri tweet mostrano reazioni diverse tra gli utenti: