Economia

Borsa Milano -2,8%, Ftse Mib sotto 22.000. Euro oltre $1,13

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MILANO (WSI) – Paura a Piazza Affari, con il Ftse Mib che accelera al ribasso cedendo -2,83% a 21.746,17 punti e bucando così anche la soglia dei 22.000 punti. Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni +3,67% a 127,26 punti base, con i tassi sui BTP decennali +2,03% all’1,85% e i tassi sui Bund -1,40% allo 0,5783%.

Listino Ftse Mib tinto di rosso. Pesanti le perdite dei finanziari, con Azimut -4,04%, Mps -3,19%, Bper -4,18%, BPM -4,20%, BP -4,53%, Intesa SanPaolo -3,35, Unicredit -3,49%, Ubi Banca -3,40%, Mediobanca -4,65%. Ma molto male anche i titoli industriali, con A2A -3,02%, Cnh Industrial -4,19%, Buzzi Unicem -3,39%, Eni -2,45%, Moncler -4,05%, Snam -2,93%, Terna -2,89%, Prysmian -3,07%.

A Milano tra le notizie societarie di maggiore rilievo una riguarda Enel e l’offerta cinese per Slovenske, che secondo le ricostruzioni stampa sarebbe pronta. Sorin festeggia il via libera del tribunale alla fusione con Cyberonics, dopo che è stato respinto il ricorso dello Stato. Il Ceo di Eni Descalzi è in missione a Mosca, dove incontrerà il top manager di Gazprom.

È stata un’altra seduta difficile per l’azionario europeo. Gli schermi sono anche oggi tinti di rosso. Si teme per lo stato di salute della seconda economia al mondo, quella cinese, mentre ieri Wall Street ha archiviato la peggiore sessione in 18 mesi.

Il morale degli investitori è peggiorato ancora dopo gli ultimi dati sull’attività manifatturiera cinese, con gli indici azionari asiatici che sono caduti vittima dei ribassisti. Gli ultimi dati sull’indice Pmi della Cina hanno mostrato come il settore manifatturiero sia retrocesso ai minimi di sei anni e mezzo: il dato è stato il peggiore dalla crisi finanziaria globale e ha accelerato il sell off sugli asset più rischiosi.

Risultato: i mercati azionari emergenti hanno terminato la peggiore settimana in due anni. Le borse di Taiwan e Indonesia sono entrate in un mercato orso, così come quella di Hong Kong, scontando l’effetto Cina.

Più di $3.300 miliardi sono andati in fumo nell’azionario globale, dopo la decisione della Cina di svalutare lo yuan la scorsa settimana.

Wall Street non è stata risparmiata dall’ondata di sell off che ha portato lo S&P a chiudere ieri al di sotto della sua media nobile a 200 giorni, per la prima volta dallo scorso 9 luglio. Wall Street bersagliata dalle vendite anche nella seduta odierna, con l’indice benchmark che buca al ribasso la soglia dei 2000 punti e il Nasdsaq che perde oltre -2%.

Le preoccupazioni su un rallentamento della congiuntura mondiale hanno intensificato questa settimana le vendite sul petrolio, che a New York, soffre la fase ribassista più duratura dal 1986 e la seconda peggiore di sempre.

Smobilizzi sulle commodities e sui metalli di base, con il rame che è scivolato ulteriormente ai minimi in oltre sei anni. Gli investitori, in un periodo di piena avversione al rischio, hanno riscoperto l’appetibilità dello yen, noto per il suo status di valuta rifugio, e anche dell’oro, ma in quest’ultimo caso con poca convinzione.

La moneta unica si è apprezzata per il terzo giorno consecutivo nei confronti del dollaro e gli investitori hanno fatto incetta anche di Treasuries.

Sul valutario l’euro guadagna lo 0,85% a 1,1338 dollari. Il dollaro cede lo 0,97% a 122,20 yen. La moneta unica scambia a 1,0791 sul franco svizzero (+0,16%) e quota 0,7235 (+0,98%) sulla sterlina. Euro/yen -0,10% a 138,58.

Tra le materie prime per i futures sul petrolio è la seconda striscia negativa peggiore di sempre.

I contratti Wti cedono -2,40% a 40,33 dollari al barile. I contratti sul Brent fanno invece segnare un -2,36% a $45,52. L’oro piatto +0,02% a 1.153,40 al barile dopo aver superato ieri una resistenza chiave. Il metallo ha anche toccato i massimi da inizio luglio a 1.168 dollari l’oncia. Argento -2,17% a $15,18.

Prosegue il bagno di sangue anche sulle valute emergenti, con il ringgit malese – al nuovo minimo record in 17 anni- e il won sucoreano – venduto per la quinta sessione in sei giorni – che hanno guidato le perdite.

L’indice che monitora le monete di 20 paesi in via di sviluppo stilato da Bloomberg ha esteso la fase ribassista settimanale più duratura dal 2000 dopo le svalutazioni lanciate sia dal Vietnam che dal Kazakistan.

Dal fronte economico europeo, sono state rese note le stime sui dati sul Pmi composito dell’area euro, dove l’indice è salito a 54,1. In agosto Parigi ha visto un calo del valore a 51,3 punti dai 51,5 di luglio, deludendo ma confermando comunque una fase di espansione. Bene invece i numeri in Germania, con la stima flash che è salita a 54 punti. La fiducia dei consumatori del blocco a 19 è salita leggermente in agosto rispetto a luglio, ma è ancora in territorio negativo. Secondo i dati della Commissione Europea l’indice è migliorato da -7,1 a -6,8.

Dopo la pubblicazione dei numeri, lo Stoxx Europe 600 ha ridotto le perdite, ma l’indice benchmark dell’azionario europeo è tornato poi ad accelerare al ribasso, perdendo oltre -2% e riportando il crollo in tre sedute peggiore in quasi 4 anni. L’indice ora è in ribasso -12% dal massimo di aprile, e scivola in fase di correzione come è stato già per il Dax tedesco e il Ftse 100 di Londra.

In Grecia dopo le dimissioni del primo ministro Alexis Tsipras sono cresciuti i timori di instabilità politica.

Il leader di Syriza si ripresenterà alle prossime elezioni del 20 settembre, ma non si sa quanto sarà indebolito dalla rivolta interna al suo partito dopo l’approvazione del terzo piano di salvataggio del paese. Tra l’altro, ben 25 sono stati i ribelli di Syriza, che hanno fondato un nuovo partito, chiamandolo Unità Popolare.

Tornando ai mercati asiatici, l’indice di Shanghai ha ceduto nel finale il 4,3%, Tokyo ha lasciato sul campo -2,98%. Il paniere australiano S&P/ASX 200 -1,40%. L’Hang Seng di Hong Kong -1,53%. Il Kospi sudcoreano ha perso fino a -3%.

(DaC-Lna)