Economia

Bitcoin perde quota: -20% in due settimane, ma per analisti è fisiologico

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Continua la fase discendente del bitcoin: la valuta digitale ha perso quasi il 20% in meno di due settimane, a dimostrazione che l’estrema volatilità rimane un segno distintivo degli investimenti in criptovalute. La più grande criptovaluta, scivola per il sesto giorno di fila (in mattinata- 0,5%) e ora si muove intorno ai 57mila dollari.

Va detto, a questo proposito, che gli appassionati di risorse digitali sono abituati a grandi oscillazioni e spesso non si lasciano scoraggiare dalle flessioni. Tra l’altro, oscillazioni di prezzo del 20% o più non sono rare tra le criptovalute. E quest’anno non sono mancate.

Dopo aver raggiunto un record di quasi $ 65.000 all’inizio di aprile, il Bitcoin è crollato di oltre il 50% alla fine di giugno prima di tornare a salire. Un alto calo del 25% si è verificato a inizio settembre, dopo aver toccato quasi $ 53.000.

Bitcoin: calo dei prezzi non è un problema per gli analisti

Di fronte ai cali recenti, cosa pensano gli analisti? Per alcuni un ridimensionamento delle quotazioni è fisiologico, dopo che i prezzi sono saliti del 40% a ottobre.

“Potremmo essere appena entrati in una correzione più profonda, ma questo non deve spaventare. Sono sicuro che ci sono un sacco di speculatori di bitcoin che si strofinano le mani alla prospettiva di approfittare dei cali per accumulare posizioni. Fino a che punto scenderà non si sa. Un ritorno verso i 50.000 dollari non è un grosso problema alla luce dei guadagni dall’estate. Quotazioni più basse continueranno ad attrarre nuovi investitori” ha scritto in una nota Craig Erlam, analista senior di Oanda.

Guardando indietro, Jamie Cox, consulente finanziario e managing partner di Harris Financial Group, spiega:

“Durante l’inverno Bitcoin 2016/17, la cosa che ha davvero tolto il vento alle vele delle criptovalute è stato quando i tassi di interesse sono aumentati e la liquidità si è prosciugata dal sistema”.

L’impulso dietro il movimento recente dei prezzi non è chiaro. Quello che appare certo è che la Cina continua nella sua battaglia contro il business e studierà l’opzione di imporre prezzi punitivi per l’uso di energia alle aziende coinvolte nell’estrazione di criptovalute a causa delle preoccupazioni per le sue ripercussioni sull’ambiente. All’inizio di quest’anno, la Cina ha vietato l’estrazione di bitcoin, causando un esodo di minatori.