Economia

BCE: italiani scaricano bond, in cinque anni dismessi titoli per 223 miliardi

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Migliora leggermente l’andamento dell’economia europea, anche se le preoccupazioni sul contesto globale, coronavirus tra queste, rischiano di gettare ulteriori ombre sui prossimi trimestre.

E’ la diagnosi del momento globale del presidente della Bce, Christine Lagarde, intervenuta ieri alla commissione economica del Parlamento Ue. E confermata nell’ultimo Bollettino economico, che evidenzia come come negli ultimi cinque anni le famiglie italiane abbiano “notevolmente ridotto le proprie disponibilità in titoli di debito” per un ammontare complessivo pari a 223 miliardi di euro. Al contrario, in Germania, le famiglie hanno accumulato più titoli. Anche così, tuttavia, – rileva la Bce – le consistenze di titoli detenute dalle famiglie nella Penisola restano “di gran lunga superiori a quelle detenute dalle famiglie negli altri paesi europei”.

A livello europeo, dal primo trimestre del 2014 al primo trimestre del 2019, le consistenze totali in titoli detenute dalle famiglie sono lievemente aumentate, passando da 3.539 a 3.707 miliardi di euro. Tale incremento è stato – spiega la Bce – in prevalenza trainato dalle famiglie tedesche, le cui disponibilità in titoli sono cresciute di 246 miliardi di euro. In Italia, per quanto riguarda i titoli di debito, vi è una netta preferenza per quelli nazionali (75%) anche se in calo rispetto all’83% del primo trimestre del 2014.

Economia europea, crescita resta moderata

Tornando allo stato di salute dell’economia europea, Lagarde ha sottolineato che “in linea con le nostre aspettative, l’economia della zona euro continua a crescere, anche se con slancio modesto. L’economia domestica resta relativamente resiliente”, ma “le incertezze che circondano” l’economia globale “restano elevate”. Se “recedono” quelle dalle tensioni Usa-Cina, altre, “come l’incertezza dall’impatto del coronavirus, sono una rinnovata fonte di preoccupazione”.

Lagarde ha rimarcato che ci sono segnali di stabilizzazione della traiettoria economica del Vecchio continente, ma l’Eurozona “continua a richiedere il supporto della nostra politica monetaria, che fornisce uno scudo dai venti contrari globali. Allo stesso tempo, continuiamo a monitorare da vicino i potenziali effetti collaterali delle nostre misure”.

Intanto nel Bollettino economico, diffuso ieri, l’istituto di Francoforte spiega che nel terzo trimestre del 2019 il PIL in termini reali dell’area dell’euro è aumentato dello 0,3 per cento sul periodo precedente, dopo lo 0,2 per cento del secondo trimestre.

Una tendenza “contraddistinta da una crescita moderata che – per la Banca centrale europea – rispecchia la perdurante debolezza del commercio internazionale, in un contesto di persistenti incertezze a livello mondiale, che ha colpito in particolare il settore manifatturiero dell’area dell’euro e ha frenato la crescita degli investimenti”. Fari accesi soprattutto sulla Germania dove gli investimenti delle imprese manifatturiere hanno subito netti deterioramenti, mentre in Francia e Italia restano positivi.

“I risultati delle indagini a livello nazionale e settoriale – scrive l’Eurotower – indicano il settore manifatturiero tedesco come fattore chiave alla base del graduale indebolimento delle prospettive di spesa in capitale. Nel complesso gli investimenti delle imprese nell’area euro dovrebbero continuare a essere sostenuti dal settore dei servizi, compensando in una certa misura il calo dell’accumulazione nel settore manifatturiero”.