Società

Bce: “chiusura di alcune banche necessaria”. Pop Vicenza e Veneto Banca a rischio?

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

In assenza di strade praticabili per il salvataggio, per alcune banche della zona euro, in particolare le più piccole e meno sostenibili, potrebbe essere necessaria la liquidazione. Lo ha detto all’Europarlamento la presidente della vigilanza bancaria della Bce Daniele Nouy ​​nel corso di un’audizione alla commissione economica e finanziaria.

Nouy ha sottolineato che le normative europee consentono la chiusura di alcuni istituti. “In casi particolari il consolidamento può anche prendere la forma dello scioglimento delle banche se diventano non sostenibili”, ha detto il banchiere della Bce.

Pur non facendo riferimenti a singole banche o paesi, per alcuni osservatori il riferimento potrebbe riguardare le banche venete visto che, proprio in questi giorni, la Bce è chiamata a decidere se Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che hanno avanzato formale richiesta per la ricapitalizzazione precauzionale, siano solventi e il fabbisogno di capitale necessario per il piano di salvataggio.

Linea dura Bce, Veneto Banca e Pop Vicenza a rischio liquidazione

Va ricordato che è proprio la Bce che è chiamata a decidere se le due banche venete, che hanno avanzato formale richiesta per la ricapitalizzazione precauzionale, sono solventi e quale sarà il fabbisogno di capitale necessario per il piano di salvataggio. I piccoli istituti di credito non quotati e non sistemici, in teoria, difficilmente potranno ottenere aiuti pubblici nella forma di aumenti di capitale precauzionali. Non è detto che le autorità europee accettino e in quel caso le banche venete (al contrario di MPS) rischiano di essere messe in liquidazione, come dice Nuoy.

Il capo del braccio di supervisione della Bce ha inoltre accolto con favore le nuove regole proposte dalla Commissione europea sul capitale delle banche, che introducono diverse modifiche normative da concordare a livello globale. Tuttavia, come riporta Reuters, ha rilevato che queste regole limitano i poteri della vigilanza, soprattutto quando si tratta di fissare i requisiti di capitale, quelli relativi a Pillar 2.

In particolare, osserva, “viene ristretta la flessibilità richiesta dal regolatore di agire nei casi non previsti dalle legislazione e nel determinare la composizione dei requisiti di capitale Pillar 2″. Nel dettaglio, le autorità di vigilanza dovrebbero essere in grado di chiedere che i requisiti patrimoniali vengano soddisfatti con il capitale Core 1 imponendo, in caso, specifiche deduzioni di capitale, accantonamenti o filtri.

Nouy ha poi sottolineato che l’attendismo del passato sugli Npl (Non-performing loans, i crediti deteriorati, uno dei grandi problemi del sistema finanziario italiano) non può più continuare. Il messaggio principale è il seguente:

“gli alti livelli di sofferenze dovrebbero essere fronteggiati dalle banche rilevanti come priorità in un modo complessivo, focalizzandosi sulla governance interna e definendo obiettivi ambiziosi ma realistici”. 

Gli obiettivi delle banche “devono essere riflessi in modo appropriato in incentivi per i gestori e devono essere monitorati attentamente dagli organismi di gestione”. Sono le banche a essere responsabili dell’attuazione delle strategie e della gestione degli ‘npl’ in portafoglio.