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Banche venete “finite”, hanno perso credibilità già prima del bail-in

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 Il Fondo Atlante ha rifiutato di devolvere ulteriori risorse alle banche venete, il rischio di un bail-in è aumentato. La società che gestisce il fondo, Quaestio Sgr, non parteciperà al piano di ricapitalizzazione dell’istituto. “Allo stato” non si riscontrano “le condizioni per qualsiasi ulteriore investimento nelle vostre banche da parte dei fondi da noi gestiti”, si legge nella lettera inviata alle due banche.

Un’altra grana arriva dalle novità riguardanti i risarcimenti. Il fatto che saranno tassati ha mandato su tutte le furie i vecchi soci di Pop Vicenza e Veneto banca. Secondo loro ormai a prescindere da cosa succederà e quali soluzioni il governo proverà a trovare per scongiurare il ricorso al piano di salvataggio “bail-in”, ormai la credibilità delle due banche venete è persa.

“Ci tassano i rimborsi Altro che miliardo da trovare”, dice uno dei soci facendo riferimento al miliardo di euro di capitali privati chiesto dalle autorità europee e che va trovato se si vogliono salvare i due istituti di credito in crisi patrimoniali.

L’Irpef sugli indennizzi spuntata dal nulla ha scatenato le polemiche. I soci che avevano sottoscritto gli indennizzi e i concambi offerti dalle due banche, si sono visti tassati quei rimborsi. Ai soci di Pop Vicenza, per esempio, è stato offerto un conguaglio di 9 euro ad azione in cambio della rinuncia ad attivare contenziosi con la banca. Nel caso di Veneto Banca a circa 75 mila soci era stata proposta una transazione pari al 15% del valore originario delle azioni. L’offerta aveva raccolto un buon numero di adesioni (quasi tre su quattro avevano detto di sì).

Il rimborso era già di per sè esiguo ma aveva convinto diversi decine di migliaia di soci a partecipare. Anche l’offerta di transazione messa in piedi dai vertici di Veneto Banca, una sorta di risarcimento per i risparmi andati in fumo con il tracollo vertiginoso in Borsa dei titoli negli ultimi, aveva riscosso un certo successo. In totale sono stati oltre 120mila i vecchi soci delle due banche venete ad accettare.

La doccia fredda è arrivata negli ultimi giorni quando il Fisco ha reso noto che i risarcimenti vanno considerati come un reddito aggiuntivo a tutti gli effetti e devono perciò essere soggetti alla tassazione Irpef.

“Se, come sostiene l’Agenzia delle Entrate, i 9 euro dei ristori dovranno essere tassati, a differenza di quello che ha sempre sostenuto la banca, allora sarà la pietra tombale per la credibilità delle banche venete”, afferma Luigi Ugone, presidente dell’associazione. “Noi che credevamo nella Bpvi e Veneto Banca“, che raggruppa circa 1.500 soci.

Secondo Ugone la colpa di tutto è dei vecchi vertici e sarebbero loro a dover pagare per la crisi apertasi. Sul patibolo è finito l’ex patron di Pop Vicenza, Gianni Zonin, e chi, prima dell’arrivo di Fabrizio Viola da Mps, “non ha attivato da subito l’azione di responsabilità nei confronti di chi ha rubato”. “La colpa è di una poco tempestiva e decisa azione di responsabilità che a quest’ora di miliardi ne avrebbe prodotti diversi dalle tasche dei responsabili di questa situazione disastrosa”.