ROMA (WSI) – Le banche italiane tornano a sorridere e chiudono il 2017 con profitti in crescita, con un saldo parziale di 13,7 miliardi di euro contro la perdita registrata un anno prima per le prime otto banche nazionali che hanno toccato un rosso di circa 15 miliardi di euro.
Segnali positivi che sono un invito agli investitori a sostenere le quotazioni a Piazza Affari delle banche nostrane. Ma dietro i numeri c’è ben altro, ossia il taglio netto dei costi del personale che sono stati sforbiciati di un 5-10 per cento accompagnato da una chiusura di filiali e da una valanga di pensionamenti.
I conti delle banche inoltre arrivano dopo aver eliminato a prezzo di saldo le sofferenze. A fare da apripista è Unicredit che nel 2016 ha perso 12 miliardi in seguito alla gestione indicata dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier che ha venduto a basso prezzi 18 miliardi di euro di sofferenza. Da qui, come ricorda un articolo di La Repubblica, venne la dolorosa richiesta di risorse per 13 miliardi agli azionisti.
“Ma oggi si può dire che quell’operazione ha riportato in asse la banca, che ha archiviato 5,5 miliardi di utile netto 2017, frutto in buona parte del “risparmio” di 9,6 miliardi di rettifiche su crediti”.
A seguire a ruota la banca di Piazza Ge Aulenti poi verranno altri istituti in maniera più o meno graduale. Come Intesa Sanpaolo che chiuderà a marzo la trattativa con un fondo svedese e uno cinese. Ma molto dipenderà dai tempi di rientro dalle droghe monetarie della Bce di Mario Draghi e dall’addendum, ossia il nuovo regolamento di contabilizzazione delle “ secondo i nuovi standard che entra in vigore ad aprile e avrà un effetto pesante sui conti delle banche italiane.