Società

Banche, da Padoan altolà sui limiti al debito sovrano

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Il governo italiano non ha intenzione di fare concessioni all’Unione Europea sul tema delicato del tetto all’esposizione delle banche al debito sovrano nazionale. In particolare in un momento difficile per il settore bancario, all’indomani dell’inaugurazione del fondo Atlante, il veicolo privato di aiuti agli istituti in difficoltà che ha l’obiettivo di risolvere i problemi di carenza di liquidità e di smaltire le montagne di sofferenze lorde in portafoglio.

La questione di porre dei limiti all’esposizione delle banche al debito sovrano “non penso sia una priorità, ci sono altre priorità per fare progressi nell’unione bancaria”, come ad esempio il nodo della garanzia dei depositi. È questa la posizione del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan.

L’Eurogruppo ha un’agenda molto piena su questo, ha aggiunto il ministro, a cominciare dal sistema unico di garanzia dei depositi bancari e dal backstop finanziario comune della risoluzione oltre ad altre misure tecniche.

Secondo l’ex funzionario dell’Ocse, “l’azione del governo è tutta rivolta a rafforzare un sistema creditizio che ha subito i colpi della recessione, come dimostrano la riforma delle banche popolari e del credito cooperativo”.

Parlando in un’intervista pubblicata ieri da La Repubblica, Padoan ha spiegato che “la vigilanza si muove su meccanismi europei, ma la Banca d’Italia ha fatto un lavoro capillare. Non bisogna solo guardare ai casi critici, ma anche alle criticità che sono state risolte o evitate. Noi dal canto nostro cerchiamo di rafforzare il sistema con cambiamenti strutturali: il credito tornerà a condizioni di normalità, adesso non è così”.

Padoan: “Meno banche ma più solide”

“Lo scopo delle nostre riforme è quello: meno banche ma più solide e capaci di erogare credito a famiglie e imprese”, ha aggiunto il capo del Tesoro. Anche sul tema del deficit e della flessibilità Padoan ha qualcosa da dire a Bruxelles.

“Il deficit è quello del Def: 2,3% nel 2016 e 1,8% nel 2017. Ci potranno essere differenze, legate a stime di crescita, all’inflazione o anche a errori statistici. I veri numeri sono comunque sono quelli ex post. Oggi riteniamo di aver fatto le previsioni giuste, e siccome l’efficienza di capacità previsionale è confortante mi tengo i miei numeri”.

Alla domanda del giornalista sulle critiche piovute dalla Germania e in particolare dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann: “Rispondo così. Primo: è chiaro che c’è un rapporto tra debito e crescita. Per come la vedo io la crescita è la via maestra per ridurre il debito. Per Weidmann è il contrario. Non sono d’accordo con lui. È più corretta la mia tesi, che oltretutto è sostenuta dall’esperienza storica”.

In secondo luogo “sulla Bce è smentito dai fatti. Non mi convince la relazione che fa tra politica monetaria e ritardo sulle riforme, tant’è vero che anche se beneficiamo dei tassi bassi siamo quelli che fanno più riforme”.

Infine, “sul debito sovrano nelle banche c’è già stata una discussione all’Ecofin. Per l’unione bancaria dobbiamo fare molti progressi e ci sono cose più importanti dei titoli di Stato nelle banche, a cominciare dalla garanzia dei depositi. I vincoli alle banche non mi sembrano utili e in ogni caso vanno discussi non in ambito europeo, ma a Basilea, perché riguarda anche Usa e Giappone. Ricordo infine in generale che finalmente in Europa si torna a discutere di cose importanti tipo un patto di Stabilità meno oscuro, meno farraginoso, più orientato alla crescita”.