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Banche: 2020 in calo per gli utili, ma migliorano qualità attivi e ratio patrimoniali

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Le principali banche europee hanno chiuso il 2020 con utili in netto calo rispetto al 2019. Un andamento prevedibile – scrive Prometeia in un’analisi sul settore –  in un contesto di forte caduta dell’attività economica, che ha reso necessario aumentare le rettifiche su crediti e svalutare gli avviamenti: aggiustamenti, anticipatori degli effetti della crisi sui bilanci, che sono stati contabilizzati anche a seguito delle sollecitazioni delle autorità di vigilanza.

Più nel dettaglio, le svalutazioni degli avviamenti sono state rilevanti: Commerzbank (1,6 miliardi di euro), Société Générale (0,7 miliardi), Crédit Agricole (0.9 miliardi riferiti a CA Italia), Santader (10,1 miliardi, relativi principalmente ai mercati UK e USA) e BBVA (2,1 miliardi riferiti alla branch statunitense). Santander ha chiuso l’anno con la perdita più ampia mai registrata, quasi 9 miliardi di euro, seguita da Commerzbank (-2,9) e Société Générale (-0,2).

In Italia hanno chiuso in rosso Unicredit (-2,8 miliardi) e Mps (-1,7), anch’esse condizionate da oneri straordinari (svalutazione degli avviamenti e accontamenti per rischi legali), oltre che la contabilizzazione di rettifiche su crediti per i futuri impatti Covid.

In compenso, i ratio patrimoniali sono migliorati per gran parte delle banche, grazie alle misure di vigilanza tra cui la raccomandazione di non distribuire dividendi e l’adozione del cosiddetto «CRR quick fix».

Banche italiane: 2020 con utili nulli

Restringendo l’attenzione alle banche significative italiane  (Unicredit, Intesa, Banco Bpm, MPS, Bper, Mediobanca, Credem, BP Sondrio), Prometeia segnala che nel complesso gli utili nel 2020 sono stati nulli (-100 milioni di euro), in decisa contrazione rispetto ai 9,1 miliardi del 2019.

A riprova dell’impatto rilevante degli oneri straordinari, il risultato di gestione al netto delle rettifiche su crediti è stato invece di 8,7 miliardi, circa la metà del 2019. Sono scesi i ricavi (-6.6% sul 2019), sia nella componente degli interessi che delle commissioni, ma anche i costi (-2,7%), grazie alla razionalizzazione della struttura operativa, e la fiscalità.

In calo i ricavi core. Il margine di interesse (-3,4% sul 2019 e -0,6% sul terzo trimestre) è stato sostenuto nella seconda parte dell’anno dagli interessi sui fondi TLTRO 3, che daranno un contributo positivo ai ricavi fino a metà 2022, e dalla crescita dei volumi dei finanziamenti, mentre hanno pesato negativamente le cessioni di Npl (24 miliardi).
Le commissioni si sono ridotte (-4,8%) nonostante la decisa crescita nell’ultimo trimestre dell’anno (+11,9% sul 3Q), sostenute anche da una componente stagionale.

L’incremento delle rettifiche ha riguardato tutte le banche del campione, raggiungendo i 12.4 miliardi (dai 7,8 del 2019), di cui poco più del 40% (5,1 miliardi) dovute – secondo le dichiarazioni delle banche stesse – ai futuri impatti della crisi Covid. Il costo del rischio si è così portato a quasi 90 punti base nell’anno, superando i 100 punti base per i tre gruppi più grandi. Il coverage ratio è soddisfacente: in media 53% per le banche del campione (66% per le sofferenze e 45% per gli Utp).

In calo Npl ratio

La crisi economica dunque non si è riflessa ancora né sul credito né sulla sua qualità degli attivi: l’Npl ratio si è anzi ridotto di oltre 2 punti percentuali nell’anno. Questo è il risultato delle misure di sostegno al settore (moratorie e garanzie pubbliche), che hanno contribuito a contenere la probabilità di default, e delle cessioni (circa 24 miliardi di euro nell’anno per le banche del campione), con cui gli istituti hanno ottenuto anche benefici fiscali attraverso la conversione dei Deferred Tax Asset (DTA) in crediti di imposta per 616 milioni di euro (come previsto dal decreto Cura Italia, art 55).

L’Npl ratio lordo si è così portato al 4,9% per la media del campione, con le banche meno virtuose poco sotto l’8%.

Grazie alla ritenzione dei dividendi 2019 e alla riduzione degli RWA resa possibile da regolamentazione e garanzie pubbliche, il CET1 ratio (fully loaded) del campione si attesta al 15%, con un incremento di 190 punti base sul 2019 (+70 nel quarto trimestre).