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Assicurazioni: in auto è meglio con la scatola nera

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Flavio Menichetti, responsabile auto della compagnia parla con WSI del presente e del futuro della Rc Auto

Dott. Menichetti avete iniziato a proporre la scatola nera agli assicurati dal 2003. Ad oggi avete installato oltre 3,8 milioni di dispositivi sui 7,5 milioni totali in Italia. Sono numeri soddisfacenti?

«Il risultato è straordinario. Abbiamo contribuito a rendere il mercato nazionale un’eccellenza nella diffusione e nella evoluzione della telematica assicurativa in ambito europeo. Noi siamo molto soddisfatti del gradimento che gli italiani hanno dimostrato nei confronti della nostra offerta con scatola nera. È uno di quei rari casi di win-win, nei quali il cliente ottiene maggiori servizi e risparmia sul prezzo pagato, mentre la compagnia consegue anch’essa dei benefici in termini di una corretta tariffazione dei rischi e di una migliore gestione dei sinistri.
Siamo partiti con la sperimentazione di Unibox, la scatola nera di UnipolSai, nel 2003 e nel 2005 abbiamo iniziato la vendita su tutto il territorio nazionale. Il gradimento del mercato è stato sin da subito evidente. È stata premiata la semplicità e la trasparenza della nostra offerta, che prevede una politica di sconti chiara e significativa, oltre ai numerosi vantaggi in termini di assistenza in caso di incidente, di ritrovamento del veicolo in caso di furto (in alcuni modelli di box) e di supporto in caso di accertamento di responsabilità durante un sinistro. A livello di mercato, secondo i dati Ivass, il 20,1% delle polizze auto prevede l’utilizzo di scatole nere, quasi il doppio rispetto 5 anni fa. Se inoltre si considerano i 7,5 milioni di box installate su un parco automobilistico di oltre 37 milioni di auto in Italia, un veicolo su 5 ha installato una scatola nera».

In che aree del Paese c’è maggiore richiesta di installazione del dispositivo?

«Sicuramente nelle regioni del sud Italia come Puglia, Sicilia e Campania, con punte che si avvicinano al 70% dei veicoli da noi assicurati, grazie anche allo sconto offerto dall’ utilizzo del dispositivo, più significativo rispetto ad altri territori. Ma anche al centro e al nord Italia vi sono regioni come Lazio e Lombardia dove è possibile riscontrare un’ alta percentuale di assicurati che beneficiano dei servizi della black box».

La Rc Auto è un tema poco gradito ai proprietari di auto che si lamentano dei costi elevati. Quanto permette di risparmiare l’installazione di una black box e quali sono i parametri per premiare gli autisti meritevoli?

«L’installazione di Unibox consente spesso alla nostra offerta di essere competitiva anche con le migliori tariffe delle compagnie on line. Ne è la dimostrazione il fatto che continuiamo a registrare l’interessante e significativo fenomeno di stipula di nuove polizze da parte di clienti provenienti da imprese dirette e dai comparatori. Unibox offre una riduzione del premio Rc Auto, nel primo anno pari a uno sconto fino al 25% e poi variabile dal 5 al 30% negli anni successivi, in base a una serie di parametri. UnipolSai ha finora individuato nel percorso chilometrico annuo il parametro più semplice e trasparente. La valutazione dello sconto da applicare è definita sui chilometri percorsi in funzione della tipologia di strada (urbana/extraurbana/autostradale) e del momento della giornata in cui sono percorsi.
Per esempio quelli percorsi in autostrada vengono dimezzati nel conteggio complessivo mentre quelli percorsi di notte, tra la mezzanotte e le 6 del mattino vengono invece penalizzati in quanto portatori di una maggiore rischiosità. Le fasce di sconto a partire dal secondo anno sono inoltre variabili in funzione di alimentazione e potenza del veicolo. Vengono poi ridotti sensibilmente anche i prezzi delle garanzie non obbligatorie, come l’Incendio&Furto, la Kasko e la Tutela Legale. Il cliente sa sempre in anticipo il premio della sua assicurazione e il canone che versa per i servizi di assistenza è normalmente assai inferiore agli sconti complessivamente ottenuti».

Che evoluzioni vi attendete in questo specifico segmento del mercato?

«L’evoluzione tecnologica della produzione automobilistica e gli sviluppi in corso e futuri della telematica imporranno una riflessione sui possibili assetti futuri della responsabilità civile da circolazione e sulla relativa assicurazione. In uno scenario nel quale assisteremo a forme sempre più diffuse di guida autonoma e connessa cresce la complessità, in quanto cambierà gradualmente la natura stessa della circolazione stradale. Aumenteranno i soggetti protagonisti dell’intero processo e si modificheranno gli ambiti di responsabilità. Andranno considerati i tradizionali ruoli del proprietario e del conducente del veicolo, ma occorrerà prendere in esame anche quelli del car maker, del gestore delle infrastrutture stradali, del produttore dei dispositivi e della software house che consentono la gestione della guida assistita o autonoma, del gestore e del distributore dei dati sia prodotti dal veicolo che da esso ricevuti, del gestore telefonico che li trasmette. Si tratta di un novero di soggetti che in un futuro prossimo e con diverse modalità e intensità verranno in qualche modo ad essere parte in causa nel momento in cui si produce un danno a terzi. Stanno peraltro già emergendo, non più solo in ambiti aziendali ma anche nelle famiglie, nuove forme di acquisizione della proprietà/possesso e utilizzo dei veicoli che affiancano quella tradizionale della proprietà, e che fanno entrare nel quadro delle responsabilità ulteriori altri soggetti (le società di leasing, quelle di noleggio a lungo e a breve termine, le finanziarie, le società di car sharing).
Occorrerà la rivisitazione della normativa di riferimento, che dovrà essere di livello europeo, e che si dovrà porre l’obiettivo di attribuire nel modo più chiaro possibile le varie responsabilità e corresponsabilità. Le compagnie, dal canto loro, dovranno allargare la loro sfera di operatività, integrando la loro offerta tramite la prestazione di servizi collegati all’ecosistema della mobilità sempre più sofisticati ed innovativi».

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo del magazine Wall Street Italia