Società

Ascesa e caduta disastrosa delle primarie in Italia

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Da nobile attrezzo democratico offerto dai partiti, a escamotage confuso, povero e truffaldino. Se le primarie del 2005 che avevano incoronato Romano Prodi sembravano una novità degna di un grande futuro, oggi la proliferazione di primarie e gazebarie assortite, non suscita più lo stesso appeal sugli elettori. Gli ultimi sviluppi delle elezioni amministrative hanno visto ogni partito imprimere sulle consultazioni popolari i propri marchi di fabbrica, dai Cinque Stelle che abilitano al voto solo lo zoccolo duro dei militanti della rete, alle consultazioni informali di Noi con Salvini per destituire Guido Bertolaso dalla nomination per il Campidoglio (gazebarie poi ignorate con l’avallo alla candidatura di Giorgia Meloni). Il Pd, invece, mette le cose in chiaro: chi vince le primarie è ufficialmente l’uomo che andrà alle elezioni; salvo poi inguaiarsi nei brogli di Napoli, nei quali la candidata renziana, Valeria Valente, ha superato di soli 500 voti Antonio Bassolino, criticato dai vertici del partito per aver fatto ricorso contro i voti comprati a vantaggio della rivale.
“Le primarie sono davvero una panacea per tutti i mali?”, è quanto si domanda Philippe Ridet su Internazionale. La risposta del giornalista di Le Monde non è molto incoraggiante: “Come strumento di legittimazione del candidato, le primarie sono efficaci solo a due condizioni: che nessuno imbrogli e che la partecipazione sia alta”. Esattamente ciò che non è successo né a Napoli né a Roma, vuoi per i brogli, vuoi perché la candidatura di Roberto Giachetti è stata suffragata da una partecipazione complessiva di solo 44mila romani.
Poco edificante è stata anche l’ascesa e caduta dell’ex candidata grillina al comune di Milano, Patrizia Bedori. Dopo la nomination ottenuta con soli 74 voti, la base ha dato il peggio di sé canzonando e insultando la candidata per il suo aspetto fisico e per la sua condizione di disoccupata. Il risultato: un ritiro fulmineo.
La conclusione di Ridet non può che essere amara:

Tra imbrogli, scarsa partecipazione, candidato unico e vincitori sconfessati, viene da chiedersi se le primarie servano ancora a qualcosa che non sia tenere occupati i militanti.