Economia

Argentina: accordo con creditori, allunga rimborso debito al 2038

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Scongiurato per il momento un nuovo default per l’Argentina, il nono nella storia del Paese sudamericano. Il governo di Buenos Aires ha reso noto questa mattina di avere ottenuto un accordo con i grandi fondi di investimento internazionali per la ristrutturazione di quasi 67 miliardi di dollari di titoli del suo debito estero.

In un comunicato del Ministero dell’Economia e di tre gruppi di creditori l’accordo è stato definito un alleggerimento significativo del peso del debito. Il governo di Alberto Fernández nella speranza di arrivare ad una soluzione con i creditori internazionali, aveva più volte rimandato la data di scadenza per le negoziazioni, prima al 22 maggio e poi al 2 giugno, senza mai giungere ad un accordo.

Questa notte la svolta. In base a quanto stabilito dal nuovo accordo l’Argentina rivedrà alcune delle date di pagamento previste per il rimborso delle nuove obbligazioni inserite nella sua proposta di scambio presentata lo scorso 6 luglio. Il tutto senza aumentare l’importo totale dei pagamenti di capitale o degli interessi che l’Argentina si impegna a effettuare.

In altri termini, è stata prolungata la durata della sua offerta, che mira a scambiare obbligazioni estere per 66,238 miliardi di dollari, da oggi fino al 24 agosto. In particolare, i titoli di debito da ristrutturare, emessi nel 2005 e nel 2010 e a partire dal 2016, saranno scambiati con nuovi titoli in dollari ed euro con scadenze nel 2029, 2030 e 2038.

Numerosi osservatori hanno evidenziato che, se anche se il Paese non è andato tecnicamente in default, questo accordo è necessario per rinegoziare con il Fondo Monetario Internazionale un nuovo piano di aiuti che se fosse dichiaratamente insolvente, non potrebbe invece farlo.
Senza però un serio aggiustamento della propria spesa pubblica e una rapida ripresa economica, l’Argentina continuerà sul suo solito percorso, e la ristrutturazione del debito servirà soltanto a ritardare di qualche istante la caduta nel dirupo.