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La recente bocciatura di Moody’s sul rating sovrano Usa ha acceso i riflettori sul debito della prima economia al mondo, ma secondo Ray Dalio il vero pericolo è ancora sottovalutato. La vera minaccia – per il fondatore del più grande hedge fund al mondo, Bridgewater Associates – non è che gli Stati Uniti non paghino il loro debito. È che lo facciano svalutando la moneta, stampando dollari per onorare gli impegni, a danno del potere d’acquisto degli investitori.
Il vero rischio non è il default, ma la svalutazione
“Bisogna sapere che le agenzie di rating tendono a sottovalutare i rischi effettivi legati al credito, perché si limitano a valutare la possibilità che un governo non ripaghi il proprio debito”, ha scritto Dalio in un post sulla piattaforma X. “Non tengono conto di un rischio ben più grave: quello che i Paesi fortemente indebitati decidano di stampare moneta per onorare i propri impegni, con la conseguenza che i detentori dei titoli subiscono perdite non perché ricevono meno denaro, ma perché il denaro che incassano vale meno», ha spiegato il fondatore di Bridgewater.
Un rischio, secondo il finanziere, che diventa tanto più concreto quanto più l’economia statunitense si allontana da una gestione fiscale responsabile. Per Dalio, che da tempo messo in guardia contro la traiettoria del debito pubblico statunitense, il downgrade di Moody’s – motivato dall’aumento del deficit federale e dall’esplosione degli interessi sul debito – è solo la punta dell’iceberg.
“In altre parole, per chi ha a cuore il potere d’acquisto del proprio denaro, il rischio legato al debito pubblico statunitense è maggiore di quanto le agenzie di rating stiano facendo intendere”, ha concluso Dalio.
La reazione dei mercati è stata immediata. Lunedì, i rendimenti dei Treasury sono saliti bruscamente: il trentennale ha toccato il 4,995% e il decennale il 4,521%, mentre i principali indici azionari hanno chiuso in rosso. Gli investitori cominciano a prezzare un contesto in cui il debito americano – pur privo di rischio formale di insolvenza – potrebbe generare perdite reali a causa dell’inflazione.
Scope Ratings: “Debito USA su traiettoria insostenibile”
Le preoccupazioni di Dalio trovano eco anche tra gli analisti di Scope Ratings, che lo scorso 9 maggio hanno confermato il rating AA degli Stati Uniti con un outlook negativo, nonostante la presenza di diversi punti di forza del credito. In un recente report firmato da Eiko Sievert, Senior Director del Sovereign Team, l’agenzia avverte che in assenza di riforme credibili, il profilo fiscale degli Stati Uniti è destinato a deteriorarsi sensibilmente nei prossimi anni.
Secondo Scope, il rapporto debito/PIL americano raggiungerà il 133% entro il 2030, superando ampiamente quello di Francia (122%) e Regno Unito (111%). Ancora più allarmante è il livello atteso di spesa per interessi, che toccherà il 12% delle entrate pubbliche – più del doppio rispetto al 5% della Francia e al 2,5% della Germania.
Per gli analisti, il peggioramento delle finanze pubbliche sarà alimentato da disavanzi primari persistenti, l’aumento del costo del servizio del debito e pressioni demografiche legate all’invecchiamento della popolazione. Le necessità di rifinanziamento (gross financing needs) resteranno elevate, in media al 34% del PIL tra il 2026 e il 2030 – il valore più alto tra i paesi valutati da Scope, ad eccezione del Giappone.
Le misure proposte dal presidente Donald Trump, che includono tagli significativi alla spesa discrezionale non destinata alla difesa e l’introduzione di nuovi dazi, difficilmente basteranno a cambiare la traiettoria del deficit. I tagli proposti rappresenterebbero solo lo 0,5% del PIL, mentre le nuove entrate da dazi stimati (circa 145 miliardi di dollari annui) peserebbero meno dello 0,5% del PIL.
Il problema, secondo Scope, è strutturale:
“La flessibilità di bilancio è limitata e l’adozione di misure correttive efficaci appare improbabile, a meno di interventi sulle principali voci di spesa obbligatoria, come Social Security e Medicare – un terreno politicamente molto delicato”.