Economia

Soros, l’uomo che piegò la sterlina: “Brexit sarà peggio della crisi del ’92”

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ROMA (WSI) – Peggio della crisi di cui lui stesso fu l’artefice nel 1992, quando orchestrò un vero e proprio attacco speculativo contro la sterlina, che gli assicurò un profitto di circa 1 miliardo di sterline. Noto anche come “l’uomo che distrusse la Bank of England”, il finanziere George Soros lancia ora l’allarme, affermando che il danno di un eventuale vittoria del fronte pro-Brexit nel referendum di dopodomani, giovedì 23 giugno, potrebbe essere maggiore rispetto a quello che lui  stesso scatenò nel periodo successivo al famoso “Black Wednesday”, il mercoledì nero dei mercati.

In un editoriale che è stato pubblicato nel Guardian, Soros scrive:

“Per iniziare, la sterlina quasi certamente scenderà in modo più sostenuto e veloce se si voterà per il ‘Leave’ (…) La svalutazione si confermerebbe più grande e caotica del -15% che si verificò nel settembre del 1992, quando fui abbastanza fortunato dall’assicurare agli investitori del mio hedge fund un profitto notevole, a spese della Bank of England e del governo britannico. E’ ragionevole assumere, viste le aspettative dei mercati che, a seguito di un voto Brexit, la sterlina crollerebbe di almeno -15% e forse più del 20%, rispetto ai livelli attuali di $1,46, scendendo al di sotto di $1,15 (valore che sarebbe inferiore tra il 25% e il 30% rispetto al trading range precedente il periodo del referendum, tra $1,50 e $1,60). Se la sterlina scendesse a tale livello, ironicamente finirebbe con l’avere lo stesso valore dell’euro – un metodo di ‘far parte dell’euro’ che nessuno, nel Regno Unito, vorrebbe’.

Nel suo articolo, Soros non rinnega nulla di ciò che fece nel 1992. Anzi, a suo avviso, “la svalutazione fu di grande aiuto all’economia britannica, tanto che successivamente venni apprezzato per il mio ruolo nell’aver contribuito a essa. Ma non penso che l’esperienza del 1992 possa ripetersi. La svalutazione fu salutare, in quanto il governo venne sollevato dal suo obbligo di ‘difendere’ una sterlina sopravvalutata con tassi di interesse elevati in modo dannoso, a seguito della fine del meccanismo dei rapporti di cambio.

A tal proposito, il Meccanismo dei rapporti di cambio –European Exchange Rate Mechanism – venne introdotto dalla Comunità economica europea il 13 marzo del 1979, nell’ambito del più ampio Sistema Monetario europeo, per ridurre le oscillazioni dei tassi di cambio e garantire una stabilità monetaria in Europa, in vista dell’introduzione dell’euro, il 1° gennaio del 1999.

Il Regno unito entrò nel programma (ERM) nell’ottobre del 1990, ma fu costretto a uscirne entro due anni proprio dopo gli attacchi speculativi contro la sterlina, messi in atto, tra gli altri, da George Soros. Il crash che ne seguì – il 16 settembre del 1992 – venne successivamente battezzato “Black Wednesday”.

Tornando alla spiegazione di Soros, un collasso eventuale della sterlina post Brexit sarebbe comunque diverso da quello del 1992 per tre ragioni.

  1. In primo luogo, nel 1992 (e anche nel 2008), la Bank of England fu capace di tagliare i tassi di interesse a seguito della svalutazione della sterlina. Ora non sarebbe più possibile, visto che i tassi sono quasi vicini allo zero. Se si dovesse verificare “un calo dei prezzi degli immobili e una perdita di posti di lavoro che causasse una recessione dopo il Brexit, così come è probabile, la politica monetaria potrebbe fare davvero poco per stimolare l’economia e contrastare la conseguente erosione della domanda”.
  2. Secondo punto: il Regno Unito ha un deficit delle partite correnti decisamente più ampio rispetto a quello del 1992 o 2008, il che significa, secondo Soros, che il paese “non è stato mai così dipendente nel corso della sua storia dai flussi di capitali esteri in entrata. Così come ha detto il governatore della Bank of England, Mark Carney, il Regno Unito ‘dipende dalla gentilezza degli stranieri'”. E, continua il finanziarie, se le svalutazioni del 1992 e del 2008 incoraggiarono maggiori flussi di capitali in entrata, specialmente nei settori residenziale e commerciale, traducendosi anche in investimenti sul settore manifatturiero, con un eventuale concretizzarsi del Brexit, i flussi di capitali si muoverebbero certamente nella direzione opposta.
  3. Terzo motivo per cui non si può fare un parallelismo tra la crisi successiva a un eventuale Brexit e quella del 1992 è che è improbabile che una svalutazione della sterlina successiva alla vittoria del fronte dei “Leave”  si traduca in un miglioramento delle esportazioni delle aziende manifatturiere, contrariamente a quanto avvenne più di 20 anni fa.

Così Soros:

“Per tutte queste ragioni credo che la svalutazione, stavolta, sarebbe molto più simile a quella del 1967, quando Harold Wilson dichiarò che ‘la sterlina nelle vostre tasche non è stata svalutata”, ma il popolo britannico non fu d’accordo, e fece notare prontamente come i costi per l’acquisto di beni importati e per le vacanze all’estero stessero salendo in modo consistente, a fronte di un calo del tenore di vita. Tutto ciò mentre gli speculatori della finanza, chiamati allora gli gnomi di Zurigo, incassavano larghi profitti a spese del Regno Unito”.