Economia

Sanità: ancora tagli, li chiede l’Ue. E spunta una nuova tassa

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – La scura della spending review si abbatte nuovamente sulla sanità. Tra le righe della prossima legge di Bilancio si parla di tagli per 1,5 miliardi di euro. E’ quanto riporta La Repubblica anche se stamattina arriva la smentita del premier Matteo Renzi. Una stretta che il ministro della salute Beatrice Lorenzin tenta di arginare, proponendo una nuova tassa sulla sigarette da 1 centesimo, che possa così far recuperare 700 milioni da versare al Servizio sanitario Nazionale per acquistare farmaci contro i tumori.

A chiedere tagli e sacrifici sono le autorità d’Europa, la cui parola d’ordine è frenare la discesa dell’economia. La revisione al ribasso le stime di crescita ha costretto di recente il governo già a bloccare il tanto annunciato taglio dell’Irpef per gli italiani. In sostanza il rapporto deficit-Pil, con tutta probabilità, supererà l’1,8% previsto e arriverà forse al 2 o% o poco più.  Da qui il pressing del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan alla sua collega del dicastero della Salute.

Secondo i numeri di Palazzo Chigi la sanità in Italia rappresenta circa il 25% della spesa centrale dello Stato, ossia 420 miliardi al netto dei trasferimenti e degli interessi e non può rimanere fuori dalla spending review. Con i tagli ipotizzati nella Legge di Bilancio per un valore pari a 1-1,5 massimo 1,7 miliardi di euro, il cosiddetto Fondo sanitario nazionale oggi a quota 111 miliardi, rimarrebbe stabile senza salire ai 113 miliardi previsti dall’ultimo Def.

 

Regioni sul piede di guerra

Le regioni sono ovviamente sul piede di guerra e il ministro Lorenzin tenta di correre ai ripari chiedendo di tassare le sigarette. Quando si parla di spending review le sorprese sono dietro l’angolo.

Secondo i calcoli di La Repubblica, “un altro miliardo dovrebbe venire dall’intervento sulle spese delle Regioni, mentre i Comuni sarebbero al riparo dai tagli: verrebbe confermato lo stop all’aumento delle addizionali Irpef e delle tasse locali ma si prevede lo sblocco della spesa degli «avanzi di bilancio» in funzione dell’intervento antisismico del progetto Casa Italia. Completano il quadro della caccia alle risorse la chiusura delle partecipate (si risparmierà sul ripiano dei debiti di quelle in perdita) e il potenziamento delle centrali di acquisto di beni e servizi”.

Ma i rappresentanti delle amministrazioni locali non ci stanno. “Ho letto che questa mattina il premier ha detto che non ci saranno tagli alla sanità – ha spiegato Giovanni Toti, vice presidente della Conferenza delle Regioni e governatore della Liguria – Intendiamoci sul linguaggio perché se no non ci capiamo: se non ci sono tagli vuol dire che il fondo sanitario nazionale crescerà nel 2017 di 2 miliardi di euro, passando da 111 miliardi a 113 miliardi di euro. Un minore incremento di quella somma – ha chiarito – è di fatto un taglio alle Regioni anche perché a quella cifra bisogna sommare le nuove spese che graveranno sul sistema sanitario nazionale. Quindi – ha concluso Toti – se il governo non intende rispettare gli accordi e non intende aumentare il fondo rispetto a quanto stabilito ci troveremo davanti ad taglio reale”.

Il premier ha precisato che da 106 miliardi nel 2013 i fondi per la Sanità sono saliti a 112 miliardi. “Per essere chiari – ha spiegato Renzi – nel 2017 i soldi per la sanità aumenteranno e non ci sarà nessun intervento sui pacchetti di sigarette. Quando si parla di tagli non si parla di tagli su quello che è il passato, si parla di tagli sulle richieste dei ministeri”.

Fonte: La Repubblica