Economia

Bce, Draghi preoccupato per l’economia

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Gli analisti e il mercato non si aspettavano modifiche sostanziali alla politica monetaria e così è stato. La Bce, che rimane “data dependent” è ancora in una modalità “wait and see”, attendismo vigile in attesa di avere qualche indizio in più per muoversi. I tassi principali di finanziamento sono stati tutti e tre confermati ai livelli precedenti e lì rimarranno “per un periodo prolungato e ben oltre l’orizzonte temporale dei programmi di acquisto” di Bond e altri asset.

Citando anche la minaccia di una guerra commerciale, Mario Draghi si è detto preoccupato per lo stato di salute dell’economia, con la ripresa che viene leggermente messa in dubbio dalle nuove indicazioni macro. Gli ultimi dati, seppure abbiano mostrato qualche segnale di cedimento nell’attività economica dell’Eurozona, non appaiono particolarmente preoccupanti. L’anello mancante per mettere fine alla politica accomodante è senza dubbio una chiara crescita nell’inflazione, che resta ancora inchiodata ben al di sotto dell’obiettivo del quasi 2% che la Bce ha per statuto: a marzo è stata rivista in peggio, all’1,3% dall’1,4% iniziale.

Bce ancora ‘data dependent’, inflazione all’1,5% nel 2018

Draghi ha segnalato che l’inflazione è attesa fluttuare intorno all’1,5% per il resto dell’anno. Il Consiglio non ha discusso dell’influenza del mercato valutario, anche perché “la volatilità del cambio è recentemente diminuita”, e delle prossime mosse di politica monetaria. Rimane quindi l’interrogativo su quando saranno decise le sorti del QE (giugno o luglio?).

Tutto questi fattori spingono gli analisti a pensare che Draghi aspetterà le proiezioni economiche di giugno prima di dare una chiara indicazione su come si comporterà per mettere fine agli stimoli del Qe. La fine del quantitative easing (Qe), o meglio degli acquisti netti di titoli, è per gran parte degli economisti data per scontata nell’ultimo trimestre dell’anno.

La manovra dovrebbe essere adottata a settembre, ma la Bce dovrebbe comunicarlo ai mercati in anticipo. Ma se fino al mese scorso la metà degli economisti si aspettava una annuncio a giugno, ora solo il 36% la vede in questo modo. Un quarto dei rispondenti a un sondaggio della Bloomberg propende ora per giugno, un altro quarto punta sul meeting di settembre.

La reazione di mercato e analisti

Per Abn Amro, quest’estate verrà definita la roadmap per la fine degli acquisti del Qe: si aspettano un periodo di 6 mesi di graduale stretta degli acquisti (3 mesi a 20 miliardi al mese e altri 3 mesi a 10 miliardi), ma la prima mossa sui tassi non arriverà prima delle seconda metà del 2019, probabilmente bisognerà aspettare addirittura settembre.

La reazione dei mercati è stata in linea con i contenuti della riunione della Bce, ossia priva di spunti. Gli strategist di MPS Capital Securities non individuano nessun movimento rilevante sul versante dei tassi e nemmeno sul fronte del mercato valutario. Dopo una iniziale impennata in scia alla conferma da parte di Draghi di una crescita solida, il cross euro dollaro ora punta verso il livello di 1,21. Prima del recente rafforzamento del dollaro viaggiava intorno all’area di 1,22 dollari. L’azionario intanto scambia in progresso di mezzo punto percentuale circa in Europa.

L’incertezza economica potrebbe in qualche modo ritardare le prossime mosse della Bce. Quando un giornalista ha fatto notare al presidente della banca centrale Mario Draghi che sarebbe il momento di parlare della prossima strategia di politica monetaria, Draghi ha fatto capire che la Bce prima vuole conoscere in maniera più approfondita i trend economici da inizio anno.

Il mercato non ha reagito nemmeno a questa dichiarazione, ma i commenti di Draghi hanno ricordato agli analisti di BNY Mellon le parole pronunciate la settimana scorsa da Mark Carney. Il governatore della Banca d’Inghilterra ha fatto notare che l’incertezza legata alla Brexit e l’indebolimento delle condizioni economiche potrebbero costringere le autorità a posticipare il rialzo dei tassi atteso per maggio. La fiducia dei mercati nella ripresa economica non è mal riposta, ma, secondo la banca “nulla può essere dato per scontato per quanto riguarda il tempismo del ritorno alla normalità delle politiche monetarie” dopo anni di QE e tassi bassi o sotto zero.