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Renxit, crollo borsa Milano evitato. Ma troppe incognite su banche

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Euro in risalita a 1,073 dollari, Spread sotto i 160 punti base e Piazza Affari in rialzo di quattro punti percentuali trainata dalle banche: il peggio sembra essere alle spalle sui mercati per l’Italia e per il suo settore finanziario. Il crollo delle Borse non si è mai materializzato dopo il no al referendum costituzionale e la sconfitta bruciante di Renzi. La stessa Piazza Affari ha arginato le perdite subite nel Day After del voto che ha portato alle dimissioni del premier Matteo Renzi. Per ora la crisi politica è congelata. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto a Renzi di dimettersi solo dopo l’ok alla legge di bilancio che si spera arrivi in tempi record, entro la giornata di venerdì. Ma le opposizioni sono sul piede di guerra. In questo contesto, rimangono osservate speciali le banche italiane, in primis MPS e UniCredit.

La prospettiva delle dimissioni di Renzi (Renxit) dalla carica di premier aveva fatto tremare i mercati prima del voto, tanto da avere probabilmente scontato lo scenario peggiore: quello della Renxit, diventato poi realtà. Gli investitori non sembrano eccessivamente scossi dalle incertezze politiche, anche perché aspettano prima di conoscere le dichiarazioni che Mario Draghi rilascerà giovedì 8 dicembre, dopo l’annuncio sui tassi da parte della Bce. L’attenzione degli investitori globali rimane comunque sempre puntata sulle vicende politiche italiane e sulle prospettive per alcune banche ancora in crisi patrimoniale e con le pance piene di crediti deteriorati.

In Asia, azionario positivo con l’indice Nikkei della borsa di Tokyo che ha chiuso le contrattazioni in rialzo dello 0,47% a 18.360,54 punti. Bene anche Sidney +0,52%, dopo che la Reserve Bank of Australia ha mantenuto invariati ii tassi all’1,5%. La banca centrale australiana ha anche avvertito che il rialzo del dollaro australiano potrebbe comportare rischi per la transizione dell’economia del paese, che sta tentando di dipendere di crescere allontanandosi dall’eccessiva dipendenza dalle materie prime. Shanghai sotto pressione, sulla scia di rumor secondo cui lo yuan avrebbe sofferto un flash crash nei confronti del dollaro.

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