Economia

G7 si spacca: Trump vuole riammettere la Russia, che intanto vede la Cina

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Si prefigura una seduta nervosa oggi sui mercati finanziari dopo che in Quebec si è consumato un vertice G7 “in salita” fin dalle prime battute. Il summit in cui ha fatto il suo debutto il premier italiano Giuseppe Conte è stato un fallimento totale, specie in ambito commerciale e ambientale.

In agenda c’erano la questione caldissima die dazi, l’Iran e il clima, tre dossier dove c’era e rimane una notevole distanza tra i leader mondiali e Trump. E mentre andava di scena il vertice, tesissimo per via degli affronti di Donald Trump, il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato il suo omologo Xi in Cina.

Trump ha annunciato due cose importanti alla riunione dei capi di Stato e di governo dei sette Paesi più industrializzati al mondo: di voler porre rimedio alle pratiche commerciali sleali e agli accordi iniqui e di voler riammettere la Russia ai colloqui dei summit tra i grandi del mondo.

Mosca è stata esclusa dal G8 da quando la repubblica di Crimea è stata annessa alla nazione nel 2014. “Hanno cacciato la Russia, dovrebbero reintegrarla. Dovremmo riavere la Russia al tavolo dei negoziati”, ha detto il leader della prima potenza economica mondiale prima di lasciare il meeting a Quebec City.

La Casa Bianca aveva avvertito che non era detto che il presidente Trump avrebbe firmato il documento finale e dopo le parole critiche di Trudeau, premier canadese, rivolte agli Usa e alla loro politica protezionista dopo la partenza di Trump, il leader americano ha deciso di non dare il suo placet al testo finale concordato.

Con una mossa senza precedenti, il presidente Usa aveva infatti lasciato il G7 prima della conclusione dei lavori, già a “metà mattinata sabato” per raggiungere Singapore dove il 12 giugno è previsto il summit con la Corea del Nord.

 “Il presidente viaggerà direttamente a Singapore dal Canada  dove incontrerà il leader nordcoreano Kim Jong Un” ha comunicato la Casa Bianca in una precisazione sul programma che vede così Trump saltare la sessione sui cambiamenti climatici e l’ambiente al vertice in Quebec.

I due leader di Russia e Cina si sono visti per la prima volta nel 2018: l'incontro è avvenuto prima del vertice del 9 giugno della Shanghai Cooperation Organization nella città portuale cinese di Qingdao.
I due leader di Russia e Cina si sono visti per la prima volta nel 2018: l’incontro è avvenuto prima del vertice del 9 giugno della Shanghai Cooperation Organization nella città portuale cinese di Qingdao (Greg Baker/Getty Images)

Tornando all’Italia, quello che attendeva il premier Conte al G7 di Charlevoix non era un compito semplice (vedi video del suo intervento in fondo). Catapultato in una sola settimana dalle aule dell’università di Firenze al tavolo dei leader mondiali, il presidente del Consiglio ha avuto gli occhi puntati su di lui per via dell’etichetta affibbiatagli di premier di un governo euro-scettico, “populista”.

Da Roma, Matteo Salvini ha tentato di dettare la linea e smarcare l’Italia dall’Ue sulla contrarietà totale ai dazi imposti da Donald Trump:

“Le politiche commerciali – afferma il vicepremier – vanno ristudiate. L’Italia è una potenza che esporta e quindi va protetto il Made in Italy e credo che le politiche di Trump siano soprattutto per arginare la prepotenza tedesca. L’Italia non deve subire né l’una né l’altra manovra”. Sulle barriere commerciali l’Italia è ufficialmente schierata con l’Ue e Conte per ovvi motivi di tempo è partito dall’Italia con il dossier preparato dai diplomatici del governo Gentiloni”.

Salvini, entrando al primo Consiglio dei ministri (da lui presieduto), confermava la sua tesi, espressa mesi fa, di essere pronto a seguire la via di Trump per “mettere i dazi” anche in Italia.

La foto pubblicata sul conto Instagram di Merkel dal governo tedesco: si vede la Cancelliera parlare al presidente Usa Trump, il 9 giugno 2018 (Jesco Denzel/Governo federale tedesco via AP)

A conferma delle tensioni causate dalle politiche protezioniste messe in atto dall’amministrazione Trump, il New York Times ha scritto in un articolo dal titolo emblematico: “Monta la rabbia al G7 in Canada“.

“Raramente c’è stata – se mai – una così unanime e viscerale indignazione nei confronti di un presidente Usa da parte dei più importanti alleati, che per decenni hanno considerato questo legame come un paradigma della propria politica estera”, scrive il quotidiano.

Arrivato in Canada, il presidente francese Emmanuel Macron aveva esordito su Twitter con una bordata rivolta a Trump:

“Al presidente americano può non dispiacere rimanere isolato, ma nemmeno a noi dispiace firmare un accordo a 6 se necessario”.

Poco dopo, in conferenza stampa, il premier canadese, Justin Trudeau ha sottolineato:

“mostreremo al presidente Usa che le sue mosse inaccettabili stanno danneggiando i suoi stessi cittadini”.

Quasi in contemporanea Macron scrive:

“Le tensioni stanno aumentando ovunque. Questo G7 sarà impegnativo”.

Visti i presupposti e una simile anticamera, non deve sorprendere così tanto, allora, che la situazione sia peggiorata al G7, anziché migliorare.