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Zona euro: crescita salari torna ai livelli del 2023. Cosa farà la Bce?

La crescita delle retribuzioni contrattuali nella zona euro dovrebbe rimanere forte nel 2024, con i lavoratori che continuano a recuperare le perdite di reddito reale. Così la Bce rendendo noto l’indice salariale, lo strumento principale delle tendenze delle retribuzioni nell’area dell’euro, con cui segnala un allentamento delle pressioni salariali.

Un indicatore chiave per capire come si muoverà la Banca centrale guidata da Christine Lagarde nella prossima riunione di politica monetaria.

Bce: indice salariale aumenta del 4,69%

Nel dettaglio i salari negoziati nei 20 Paesi della zona euro sono aumentati del 4,69% nel primo trimestre, dopo la lettura di 4,45% dei tre mesi precedenti. Ma se da una parte l’indicatore salariale segnala che le pressioni salariali complessive si sono moderate dal 2023, dall’altra si prevede che la crescita degli stessi rimanga elevata nel 2024 e che mostri un profilo irregolare.

Questi sviluppi riflettono la natura scaglionata del processo di aggiustamento salariale, in quanto i lavoratori continuano a recuperare le perdite di salario reale dovute ai passati shock dei prezzi, nonché l’importante ruolo dei pagamenti una tantum in questo processo. Tali pagamenti una tantum sono anche alla base dell’aumento della crescita dei salari negoziati nell’area dell’euro nel primo trimestre.

La crescita dei salari complessivi – che può essere misurata in base alla retribuzione per dipendente – è stata elevata nell’area dell’euro dal 2021 e ha raggiunto il 5,2% nel 2023, il tasso annuo più alto dall’inizio dell’euro.

Responso sui salari: cosa significa per il taglio tassi

Dato il legame con l’inflazione, i salari della zona euro sono un indice attentamente monitorato dalla banca centrale.

L’inflazione dei servizi riflette in larga misura le pressioni inflazionistiche interne ed è strettamente legata alla crescita dei salari nel medio termine, il che significa che le prospettive di crescita dei salari sono particolarmente cruciali per le prospettive dell’inflazione interna.

E il dato sui salari è importante per la Banca centrale anche e soprattutto per ciò che riguarda la traiettoria dei tassi di interesse. L’aumento dei salari negoziati nella zona euro è leggermente aumentata nel primo trimestre sostenendo le ragioni di chi sostiene che la banca si muoverà all’insegna della prudenza nella prossima riunione di politica monetaria.

Così Francoforte sostiene da tempo che una crescita dei salari nominali di appena il 3% sarebbe coerente con il proprio target di inflazione del 2% e che qualsiasi numero superiore a questa cifra, indica l’esistenza di pressioni salariali eccessive nell’economia generale che finiranno per far aumentare i prezzi.

de Guindos: possibile taglio tassi di 25 punti base

Proprio sulla prossima decisione in merito ai tassi di interesse ha discusso oggi Luis de Guindos, vicepresidente della Banca centrale europea (BCE), che in un’intervista a Oberosterreichische Nachrichten ha confermato la linea della prudenza.

Siamo stati molto trasparenti riguardo alla decisione presa nella riunione di giugno. E stiamo adottando un approccio prudente, il che deporrebbe a favore di una riduzione di 25 punti base” …C’è un enorme grado di incertezza. Non abbiamo preso alcuna decisione sul numero di tagli dei tassi di interesse o sulla loro entità. Vedremo come si evolveranno i dati economici…Questo non è il nostro scenario di base. Dipende da come si sviluppa l’inflazione. Riteniamo che oscillerà nel breve termine e convergerà in modo sostenibile verso la nostra definizione di stabilità dei prezzi, ovvero al 2%, nel 2025. Ma ci sono alcuni rischi: come si stanno evolvendo i salari, cosa sta succedendo alla produttività, ai costi unitari del lavoro e margini di profitto in calo, per citare i fattori principali. A ciò si aggiungono rischi e incertezze geopolitiche: la guerra della Russia in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, possibili tensioni nel sud-est asiatico. Dobbiamo rimanere molto cauti. Nulla è predeterminato per quanto riguarda i tagli o le modifiche dei tassi di interesse”.