NEW YORK (WSI) – Wall Street debole, si allontana dai record testati alla vigilia, a fronte del rialzo dei Treasuries, il primo in tre giorni. In calo i tassi sui bond Usa decennali, che sono scesi di 5 punti base al 2,28%. Volatilità sul mercato Usa, nel giorno delle quattro streghe. Focus sul presidente della Fed di San Francisco, che ha affermato che i tassi sui fed funds saliranno quest’anno, e che posticipare una manovra restrittiva per troppo tempo comporterebbe rischi. In particolare, John Williams ha parlato di “solidi miglioramenti” nel mercato del lavoro e di un’inflazione che dovrebbe crescere, sostenuta dall’indebolimento del dollaro e dal rafforzamento dei prezzi del petrolio.
Ieri lo S&P ha segnato un rally +1% attestandosi al massimo dallo scorso 27 maggio; l’indice si appresta a chiudere in crescita +1,1% su base settimanale, al ritmo più alto dallo scorso 24 aprile.
Debolezza, in una sessione in cui gli acquisti sono frenati dal caso Grecia e dalla mancanza di altri market mover che possano spingere gli investitori a posizionarsi sul mercato.
Focus sulle quotazioni dell’oro, che si avviano a concludere la seconda settimana di guadagni, sulla scia dei timori relativi, anche, alle prossime mosse della Fed. I prezzi hanno messo a segno un rialzo +1,8% questa settimana, al ritmo più forte in un mese. Sotto tono, invece, il palladio, che vive il periodo di perdite settimanali più duraturo dal 2008.
“L’oro si sta muovendo sulla scia del dollaro, con le aspettative sui tassi Usa che rappresentano il maggior elemento che condiziona la sua performance – ha commentato a Bloomberg Carole Ferguson, analista presso la casa di brokeraggio SP Angel Corporate Finance, a Londra – Sullo sfondo c’è lo scenario per la Grecia, ma l’oro non ha reagito molto a tale elemento, fino a questo momento”.
Le quotazioni del metallo prezioso sono salite fino a $1.205,80 nella sessione della vigilia, al massimo dallo scorso 26 maggio. Da segnalare che il volume di scambi sui futures sull’oro, sul mercato Comex di New York, è al di sotto della media mobile di 100 giorni. I prezzi al momento +0,11% a 1.203,30 dollari l’oncia. Argento -0,02% a $16,15.
Tra le materie prime, i futures sul petrolio cedono l’1,75% a 59,39 dollari al barile. Per il greggio Usa si preannuncia in ogni modo la seconda settimana in rialzo, con le scorte Usa che mitigano i timori circa i livelli di produzione saudita. Il Brent fa ancora peggio, -2,13% a $62,89 il barile.
Sul valutario, l’euro -0,26% a $1,1328 (da quota $1,1359 dell’apertura). Pesano le incertezze sul futuro della Grecia. Ieri la moneta unica si era portata sopra 1,14 dollari per la prima volta da maggio, favorita dai rumor di una svalutazione del debito ellenico da 320 miliardi. Dollaro/yen -0,17% a 122,74, euro/franco svizzero -0,27% a 1,0434, mentre nei confronti della sterlina la moneta unica lascia sul campo lo 0,21% a 0,7136. Riguardo al dollaro, occhio alla performance del Bloomberg Dollar Spot Index, che si avvia a concludere la seconda settimana di ribassi. Tra le altre valute, in calo il rublo, che riduce il rally settimanale a +2,6% e che segna il primo rialzo in quattro settimane.
(Lna- DaC)