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WALL STREET: VENDITE, MA FRENATE E SENZA PANICO

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Apertura in forte calo per gli indici americani. Nei primi minuti il Nasdaq e’ giu’ -6.1%, il Dow Jones arretra di oltre 500 punti. Nonostante l’ondata di vendite, reggono i supporti. L’indice S&P500 non ha ancora violato il minimo intraday del 10 ottobre (839.80). Il mercato e’ dunque sempre fortemente al ribasso ma guardingo, in attesa che la “mandria” decida di andare da una parte o dall’altra.

Tutto dipende anche dall’andamento delle vendite “forzate” da parte di migliaia di fondi comuni e hedge funds in difficolta’. Qualora l’indice industriale dovesse scendere di un valore superiore ai 1100 punti il trading al Nyse verrebbe temporaneamente sospeso dai programmi automatici. L’ondata di sell sta interessando tutti i settori: per ogni titolo che avanza ce ne sono 85 in calo, il 92% delle aziend e dello S&P500 tratta in rosso.

La volatilita’ resta estremamente elevata, nella giornata di ieri ha toccato un picco massimo di 79 punti (VIX). Gli operatori si apettano un ulteriore taglio di mezzo punto percentuale ai tassi d’interesse nel meeting della Fed previsto pe la prossima settimana. Alcune voci riportano di un intervento di Paulson sul secondo atto del piano di salvataggio.

Gli analisti storici fanno notare che il 24 ottobre 1929 fu il giorno in cui a Wall Street inizio’ il crash che diede il via alla Grande Depressione. Oggi, secondo le news che circolano nelle sale trading di Manhattan, il ribasso e’ alimentato da vendite forzate degli hedge funds (che devono far fronte a valanghe di riscatti, per cui si crea un circolo vizioso di ribassi) e alla consapevolezza che la recessione sta diventando globale e impattera’ pesantemente i consumi e il mercato del lavoro ovunque nel mondo.

L’ondata di vendite sta interessando tutte le piazze internazionali. Ad incassare i primi colpi sono state le borse asiatiche, con il Nikkei giapponese arretrato del 9.6% in seguito al profit warning lanciato dal colosso elettronico Sony. In Korea il Kospi e’ sceso di oltre il 10.5% subito dopo il rilascio del rapporto sull’economia che ha segnalato la piu’ debole crescita trimestrale degli ultimi 4 anni.

Oltre a Sony, altre aziende internazionali hanno espresso serie preoccupazioni sull’andamento dei profitti nei prossimi mesi. Tra queste citiamo Samsung Electronics, Air France-KLM, Volvo, PSA Peugeot Citroen. “Tutti stanno guardando ai propri terminali con incredulita’, a bocca aperta” commentano alcuni trader da Londra, dove gli indici di riferimento sono in calo di quasi l’8%.

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Negli Stati Uniti il calendario macroeconomico prevede il rilascio di un solo dato sul comparto immobiliare, relativo alle vendite di case esistenti, per cui e’ stimato un lieve rimbalzo. Sul fronte societario, Microsoft, che era schizzato al rialzo nell’after hour di ieri sera dopo la diffusione della trimestrale, e’ tornata a trattare in rosso. L’azienda di Redmond ha battuto le attese degli analisti sugli ultimi numeri fiscali ma ha emesso un outlook inferiore alle attese. Pesanti in avvio anche Apple, Nokia e Google.

Nel comparto dell’auto, General Motors tratta in ribasso di oltre il 9% a causa delle rinnovate tensioni sullo stato di salute del colosso di Detroit; -10% per Daimler. Tra i finanziari, segnano ribassi vicini ai 10 punti percentuali Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup.

Sugli altri mercati, in netto calo il petrolio: i futures con consegna dicembre sono in ribasso di $4.15 a $63.69 al barile. Sul valutario, l’euro e’ in calo ai minimi di due anni nei confronti del dollaro a quota 1.2650. In ribasso l’oro a $703.50 l’oncia (-$11.20). Avanzano infine i Titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.5270%.

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