Seduta volatile ma in rialzo per gli indizi azionari americani, dopo che gli operatori hanno digerito l’attesissimo rapporto occupazionale, risultato superiore alle attese. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0.24% a 12307, l’S&P500 lo 0.18% a 1409, il Nasdaq e’ avanzato dello 0.40% a 2437.
Nel mese di novembre sono stati creati 132 mila nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo; le stime degli analisti erano per un valore inferiore, pari a 105 unita’. Se da un lato il dato ha allontanato i timori di una brusca frenata della crescita economica, dall’altro non ha di certo rafforzato le possibilita’ di un vicino taglio tei tassi d’interesse da parte della Fed. Inoltre, il salario orario e’ cresciuto dello 0.2%, in misura inferiore alle attese (0.3%), ma su base annuale il tasso resta ancora ad un “fastidioso” livello pari al 4.1%. Il tasso di disoccupazione e’ salito al 4.5% dal 4.4% precedente.
Per molti analisti, il miglior risultato a cui si poteva assistere era rappresentato da un valore prossimo al consensus del mercato, tale da non allarmare gli investitori su un brusco rallentamento dell’economia e al tempo stesso non pressare la Federal Reserve ad un ritorno ad una politica restrittiva.
I futures sui fed funds al momento indicano una possibilita’ del 36% che la Fed taglera’ il costo del denaro a partire da marzo; prima del rilascio dei dati era pari al 48%. Intanto, per il meeting della prossima settimana e’ ampiamente atteso una conferma dei tassi al 5.25%.
Non ha influito particolarmente sulle contrattazioni giornaliere il calo del dato preliminare della fiducia Michigan
di dicembre, attestatosi a 90.2 punti contro i 92 attesi.
Note positivie sono emerse dal comparto energetico, col petrolio debole in chiusura dopo aver toccato un massimo intraday di $63.55. I futures con scadenza gennaio hanno archiviato la seduta in ribasso di 42 centesimi a $62.03 al barile, registrando una perdita settimanale del 2.2%
Sul fronte societario, Citigroup ([[C]]) e’ stato il migliore titolo del Dow Jones, salito ad un nuovo massimo di 52 settimane. Il maggiore calo e’ stato registrato invece dalla conglomerata industriale 3M ([[MMM]]), danneggiata da un downgrade degli analisti di Prudential.
Nell comparto tecnologico, National Semiconductor ([[NSM]]) e’ riuscito a recuperare dalla debolezza iniziale riportandosi sulla parita’: la societa’ ha riportato una trimestrale inferiore alle attese. Non si puo’ dire lo stesso invece per Xilinx ([[XLNX]]), arretrata di oltre il 6%, costretta a tagliare le stime sui risultati del trimestre in corso.
Riflettori puntati anche sul gigante software, Oracle ([[ORCL]]), che ha incrementato il valore della proposta d’acquisto per la societa’ indiana i-Flex Solutions, portandola a $1.3 miliardi. Il titolo e’ salito dell’1.7%.
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Sugli altri mercati, sul valutario, euro in calo rispetto al dollaro. Nel tardo pomeriggio di venerdi’ a New York il cambio tra le due valute e’ a quota 1.32 netti. In ritracciamento l’oro. I futures con scadenza febbraio hanno ceduto $6.00 a $631.00 all’oncia. In calo i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ salito al 4.5520% dal 4.4830% di giovedi’.