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WALL STREET TIRA IL FIATO DOPO IL RALLY PODEROSO

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Dopo quattro settimane di rialzi consecutivi, durante le quali le azioni hanno guadagnato circa il 15%, sembra che gli investitori preferiscano intascare qualche profitto. Questo non significa che il mercato abbia cambiato direzione, soprattutto considerando che nelle scorse settimane i listini hanno aperto in flessione la maggior parte delle volte.

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Sotto pressione in avvio di contrattazioni anche le materie prime, con i contratti sul metallo prezioso e sul greggio che arretrano con decisione. Cio’ avviene nonostante il dollaro si mantenga sostanzialmente invariato contro il basket delle sei principali valute concorrenti.

Nelle ultime settimane risultati societari migliori delle attese, uniti a segnali di stabilizzazione dei travagliati settori bancario e immobiliare, hanno spinto al rialzo i listini. Ma prima di poter allungare il poderoso rally estivo, gli investitori vogliono avere la prova che i consumatori sono tornati a mettere mano al portafoglio. Le spese al consumo rappresentano infatti circa i due terzi dell’attivita’ economica statunitense e sono considerate pertanto fondamentali per una eventuale ripresa.

Alcune societa’ chiave nel settore delle vendite al dettaglio, come Wal-Mart Stores e Macy’s, renderanno noti i conti fiscali in settimana. Il mercato rivolgera’ l’attenzione anche alle indicazioni della Federal Reserve sullo stato di salute dell’economia. E’ ampiamente atteso il mantenimento dello status quo sui tassi di interesse ma i timori circa l’inflazione stanno iniziando a crescere e prima o poi obbligheranno con ogni probabilita’ la Banca Centrale ad una stretta monetaria.

Il paniere allargato S&P 500 ha chiuso la settimana scorsa con un progresso del 2.3%, favorito dai dati macro rilasciati venerdi’ dal Dipartimento del Lavoro, da cui e’ emersa una situazione meno grave del previsto: il tasso di disoccupazione e’ sceso infatti per la prima volta da aprile 2008 e il settore non agricolo ha perso 247 mila posti in luglio, il numero piu’ contenuto da agosto 2008. Le cifre hanno spinto alcuni economisti, tra cui Laura Tyson e Paul Krugman, a teorizzare la probabile fine della recessione, anche se entrambi hanno preferito esprimere una certa cautela circa la possibilita’ di una crescita dell’economia sul breve termine.

Gli strategist di UniCredit sottolineano, tuttavia, che anche l’anno scorso c’era chi aveva iniziato a parlare di fine della recessione troppo presto, prima del collasso di Lehman Brothers. “Se da un lato non ci attendiamo il verificarsi di un evento simile sul breve termine, riteniamo che non ci siano le basi per una tale euforia, soprattutto non in Europa”, hanno scritto gli analisti in una nota, citando il rischio di crescenti svalutazioni nei libri delle banche europee e di perdite nel settore immobiliare commerciale Usa.

A dimostrazione della fondatezza di tali preoccupazioni, il proprietario di uffici Maguire Properties dovrebbe riportare una perdita pari a $380 milioni, secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal. Stando sempre all’articolo, Maguire dovrebbe inoltre vendere sette edifici.

Tra le altre notizie societarie di rilievo, in mattinata i riflettori potrebbero essere puntati su Dynegy che dovrebbe vendere nove impianti energetici a LS Power Associates per circa $1 miliardo e la resa di circa 500 milioni di dollari in titoli. Nel weekend appena trascorso Microsoft ha raggiunto un accordo per la cessione della sua agenzia pubblicitaria interattiva Razorfish a Publicis per $530 milioni in parte in contanti e in parte in azioni. i titoli del colosso del software aprono in lieve calo (-0.5%), in sintonia con l’andamento generale del mercato.

Si muovono in netta controtendenza le due agenzie di finanziamento mutui Freddie Mac (+70%) e Fannie Mae (+30%) dopo che la prima ha riportato un utile pari a $768 miliioni nel secondo trimestre, precisando di non aver piu’ bisogno di aiuti governativi.

Sugli altri mercati, nel comparto energetico in contrazione il greggio. I futures con consegna settembre cedono $0.61 a $70.32 al barile. Sul valutario, euro in cauto ribasso nei confronti del dollaro a quota $1.4178. Arretra anche l’oro a $947.50 l’oncia (-$12.00). In progresso invece i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 3.8300% dal 3.8540% di venerdi’.