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Wall Street si sgonfia nel finale, giù il Nasdaq

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NEW YORK (WSI) – Dopo aver aperto la seduta intorno ai livelli record, Wall Street si sgonfia nel finale e chiude a due velocità. A fine giornata il Dow Jones segna una crescita dello 0,77% a 15.493 punti, lo S&P 500 fa +0,59% a 1.698 punti mentre il Nasdaq segna una flessione dello 0,11% a 3.718 punti. La scorsa settimana lo S&P 500 è salito +2%, chiudendo a un valore inferiore di appena -1,3% rispetto al suo record di sempre. L’indice ha segnato un rally +3,4% dall’inizio di settembre, dopo aver sofferto la peggiore perdita dal maggio del 2012.

Market mover principale dei mercati americani – e dell’intero azionario globale – la decisione di Larry Summers di ritirare la candidatura alla presidenza della Federal Reserve. L’opzione Summers alla guida della Fed, al posto di Ben Bernanke – le cui dimissioni sono attese per l’inizio del 2014 – aveva innervosito diversi economisti; l’ex segretario al Tesoro, che ha servito l’amministrazione di Bill Clinton nel periodo compreso tra il 1999 e il 2011 e l’ex consigliere alla Casa Bianca sotto il governo di Obama dal gennaio del 2009 al novembre del 2010, è noto infatti per essere un “falco”, contrario all’adozione di politiche monetarie troppo accomodanti come quelle che sono state lanciate da Ben Bernanke.

Ora la favorita è la vice di Ben Bernanke, il quale lascerà a gennaio, Janet Yellen, nota per le sue politiche da colomba.

Immediata è stata così la reazione dei mercati alla notizia su Summers. I futures sullo S&P 500 hanno testato il record di sempre, boom di acquisti sui Treasuries, che ha fatto scendere di conseguenza i rendimenti, acquisti sulle quotazioni dell’oro fino a +20 dollari, euforia iniziale sui listini azionari europei, che si sta però ora affievolendo.

Sullo sfondo, le opinioni degli economisti sono tutto fuorché confortanti: l’ex capo economista della BIR (Banca dei Regolamenti Internazionali), ora passato all’Ocse, avverte sull’eccessiva propensione al rischio degli investitori internazionali, che rende lo scenario attuale peggiore di quello dei tempi di Lehman.

Dal fronte economico, reso noto l’indice NY Fed, che a settembre è sceso posizionandosi a un livello inferiore alle attese. Gli ultimi dati macro mettono in evidenza una economia, quella americana, con una crescita ancora al di sotto del suo potenziale e con un mercato del lavoro che presenta non pochi problemi.

Di conseguenza, sulla base di questi presupposti, il tapering della Fed dovrebbe essere graduale. Bene invece la produzione industriale, cresciuta in agosto dello 0,4%. Si tratta dell’incremento maggiore in sei mesi. Brett Ryan, economista di Deutsche Bank ha spiegato le cifre potrebbero voler dire che una ripresa della domanda e’ in atto.

“Le societa’ devono aumentare la produzione per tenere il passo della domanda. Quanto hai un livello elevato di ordini cui non riesci a rispondere, deve incrementare ulteriormente la produzione”.

A sostenere l’azionario Usa e’ anche l’accordo siglato tra Stati Uniti e Russia sulla Siria, con cui i due paesi chiedono al regime di Assad di distruggere il suo arsenale chimico entro la metà del 2014.

Tra i titoli, acquisti su Bank of America e su Wells Fargo. Bene anche Bristol Myers, dopo che JP Morgan ha alzato il rating da “neutral” a “overweight”. Continua la performance negativa in borsa di Apple (-3,18%), che dal giorno del lancio di due nuovi iPhone – quello low cost chiamato 5C e quello di alta gamma 5S – ha perso quasi il 10%. Oggi a pesare sul titolo e’ quanto riportato dal Wall Street Journal, secondo cui China Telecom ha deciso di tagliare le politiche di incentivi a sfavore di chi decide di comprare il nuovo smartphone del gruppo di Cupertino, in California.

In pratica, il consumatore che vuole acquistare l’iPhone 5S con un contratto da due anni da 289 yuan al mese (47 dollari), deve versare 2.398 yuan (390 dollari circa) per il telefonino, piu’ dei 1.888 yuan chiesti l’anno scorso per l’iPhone 5. Cosi’ facendo, la compagnia telefonica dimostra di non avere bisogno dell’iPhone per attrarre consumatori.

In ambito valutario, euro +0,46% a $1,3353; dollaro/yen -0,56% a JPY 98,78; euro/franco svizzero +0,05% a CHF 1,2367. Euro/yen -0,14% a JPY 131,89.

Sui mercati delle commodities, i futures petrolio -2,18% a 109,26 dollari al barile; quotazioni oro +0,44% a $1.314,20.