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WALL STREET RECUPERA, IBM RIPORTA IL BUONUMORE

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A meta’ giornata gli indici americani viaggiano in territorio positivo. Il recupero dalla debolezza iniziale trova radici nella comunicazione da parte del gruppo IBM che ha offuscato i timori originati dai deludenti dati macro. Il Dow Jones avanza dell’1.04% a 12634, l’S&P500 dello 0.87% a 1383, il Nasdaq segna +1.06% a 2345.

Il Board del colosso informatico ha autorizzato un piano di buy-back (riacquisto di azioni proprie) del valore di $15 miliardi. La societa’ ha anche rivisto al rialzo le stime sui profitti dell’intero anno fiscale. Il titolo sale del 2.63%, ai massimi di tre mesi, e riveste la leadership all’interno dell’indice industriale. A muoversi in buon rialzo e’ anche la societa’ di chip Intel (INTC), che sta fungendo da traino all’intero comparto dei semiconduttori.

Il recupero dei listini segue la debolezza mostrata nelle prime due ore di scambi, innescata dai pessimi dati sulla congiuntura Usa che hanno evidenziato una crescita dei prezzi oltre le attese e il calo della fiducia dei consumatori ai minimi di 17 anni.

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Il primo aggiornamento macro diffuso in mattinata aveva evidenziato un incremento dei prezzi alla produzione nel mese di gennaio doppio rispetto alle attese. Il dato e’ cresciuto dell’1% contro le stime di un rialzo piu’ contenuto, pari a +0.4%; anche la versione “core” e’ cresciuta in misura superiore alle attese (+0.4% vs +0.2%).

Con la stagflazione, la Fed sara’ costretta a rialzare i tassi in fase recessiva. Il rapporto sul PPI segue il dato sui prezzi al consumo (CPI) rilasciato nei giorni scorsi, anche questi attesti a livelli maggiori delle stime. E’ un segnale d’allarme che mette in evidenza come la dinamica inflazionistica stia andando fuori controllo sia al dettaglio che all’ingrosso.

Il dato mette in enorme difficolta’ la Federal Reserve: la banca centrale Usa dovra’ rivedere per intero la politica economica basata sul continuo ribasso dei tassi d’interesse, proprio mentre l’economia degli Stati Uniti e’ praticamente in crescita zero o quasi in recessione, secondo molti economisti.

Il continuo rialzo dei prezzi dei generi alimentarie dei prodotti petroliferi, cresciuti rispettivamente +1.7% e +1.5% a gennaio, oltre al costo delle medicine, fanno salire alle stelle quindi i timori sull’inflazione (vedi reazione sui bond cliccando qui).
Cio’ non puo’ che sollevare seri dubbi sull’abilita’ della Fed di proseguire una politica monetaria di tipo “accomodante” (e cioe’ di ulteriore ribasso dei tassi d’interesse). I tassi sui fed funds sono al 3% e gli operatori, prima della comunicazione del dato sui prezzi alla produzione scommettevano (94% di probabilita’) che nel meeting di marzo Bernanke & Co. avrebbero opererato una nuova riduzione di 50 punti base per contenere gli effetti della recessione. Adesso non e’ piu’ cosi’ certo.

Tra le altre notizie societarie, il colosso di articoli per la casa Home Depot (HD) ha riportato un calo dei profitti del 27% nel quarto trimestre e comunicato il primo calo delle vendite su base annuale in assoluto.