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WALL STREET PEGGIORA, ALERT BEAR STEARNS

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Evaporato il rally del preborsa (originato dal dato migliore delle attese sull’inflazione), i listini si sono spinti con forza al ribasso in seguito all’allarme lanciato da Bear Stearns sulla liquidita’ della banca. Quando manca un’ora e mezza alla fine della desuta, il Dow Jones perde il 2.44%, l’S&P500 il 2.94%, Nasdaq -3.07%.

La banca d’affari ha annunciato di aver ottenuto finanziamenti da JP Morgan Chase e dalla Federal Reserve Bank di New York, confermando le voci circolate negli ultimi giorni, relative ad un significativo deterioramento della liquidita’. Il titolo, portatosi sotto la soglia dei $50 (non accadeva dal 2001) cede oltre il 40%.

“Il problema principale ora riguarda i clienti della banca, se questa sara’ in grado di vedersi confermata la fiducia” afferma Bruce Foerster, presidente di South Beach Capital Markets. “Altre banche sono gia’ incappate in questo tipo di problema, alcune ce l’hanno fatta, altre sono fallite. Spero che Bear possa superare la crisi”. “Non penso lasceranno andare giu’ Bear. Sarebbe devastatnte per il mercato in questo particolare momento” ha aggiunto l’economista Charles Gueisst. Meno ottimista Charles Peabody, analista di Portales Partners LLC: “L’unica salvezza sta nell’unione con qualche altra banca. Non penso abbiano le basi per uscire da soli da questo disastro”.

Intanto la Fed ha rilasciato un rapporto in cui si legge che “sta monitorando da vicino gli sviluppi sul mercato e continuera’ a garantire la liquidita’ necessaria per promuovere un ordinato funzionamento del sistema finanziario. Il Consiglio ha votato all’unanimita’ l’approvazione dell’accordo tra JP Morgan e Bear Stearns in mattinata”.

A mantenere alta la tensione sul comparto finanziario e’ anche l’annuncio del Drake Management che ha informato gli investitori sulla possibile liquidazione di altri 3 fondi per un valore complessivo di $5 miliardi. I titoli di tutte le maggiori istituzioni finanziarie (Citigroup, JP Morgan, Morgan Stanley Leham Brothers) sono in forte ribasso, si teme l’effetto domino e non sorprendono i rumors relativi a simili situazioni in altri istituti. L’indice finanziario XLF e’ in ribasso -2.9%.

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A permettere ai listini di spingersi al rialzo in avvio era stato il rilascio degli ultimi dati sull’inflazione che hanno evidenziato una dinamica dei prezzi al consumo
migliore delle attese nel mese di febbraio. Il CPI e’ infatti risultato piatto sia nella verdione standard che in quella “core”; le attese degli analisti erano rispettivamente per un rialzo dello 0.3% e dello 0.2%.

Il fatto, oggi passato in secondo piano, ha incrementato le possibilita’ di un atteggiamento maggiormente aggressivo della Fed in ambito di tassi d’interesse. Il mercato continua a scontare un’elevata probabilita’ che nel meeting del prossimo martedi’ la Banca Centrale operera’ un taglio di 75 punti base del costo denaro, riducendo i fed funds al 2.25% dall’attuale 3%. Grande attenzione sara’ riposta a tal proposito all’intervento del presidente della Banca Centrale, Ben Bernanke, in programma alle 18:00 ora italiana.