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WALL STREET: LA FED LASCIA L’AMARO IN BOCCA

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L’attesa decisione della Fed sui tassi d’interesse non e’ riuscita a riportare i listini azionari, particolarmente deboli fin dall’apertura, in territorio positivo. Il Dow Jones ha ceduto lo 0.10% a 12315, l’S&P500 lo 0.10% a 1411, il Nasdaq e’ arretrato dello 0.46% a 2431. A mettere pressione al comparto azionario sono state alcune notizie societarie deludenti e l’assenza di un riferimento, da parte della Banca Centrale, ad un possibile taglio del costo del denaro nel breve termine.

Come ampiamente atteso dal mercato, Bernanke & Co hanno lasciato, per la quarta volta consecutiva, il tasso sui fed funds invariato al 5.25%. Gli elevati livelli d’inflazione “core” continuano a costituire un problema, su cui la Fed continuera’ a vigilare attraverso le adeguate operazioni di politica monetaria. Cio’ si traduce in nuovi rialzi dei tassi a breve, nel caso in cui si dovesse assistere ad un accelerazione delle pressioni inflazionistiche, in relazione ai dati economici che verranno rilasciati quotidianamente sul mercato.

Il fatto, che non ha aggiunto assolutamente niente di nuovo rispetto a cio’ che si sta ripetendo da ormai diversi mesi, ha lasciato l’amaro in bocca a quanti speravano in un possibile ritorno della politica monetaria espansiva a partire dai primi mesi del 2007.

Per il resto, a caratterizzare il trading gionaliero sono state le numerose notizie societarie. A pesare sull’andamento del Dow Jones sono state in primo luogo Caterpillar ([[CAT]]) e Citigroup ([[C]]). Il colosso dei macchinari ha ceduto terreno in seguito alle dichiarazioni della rivale AGCO, per cui le vendite cresceranno solo del 3%-5% nel prossimo anno, non escludendo un taglio del numero di distributori ufficiali di circa il 20% entro il 2008.

La banca d’affari, invece, ha risentito dell’annuncio relativo alla nomina di Robert Druskin, attuale presidente e CEO del braccio degli investimenti bancari, a Chief Operating Officer, direttamente subordinato al presidente Charles Prince.

Nel comparto dei semiconduttori, riflettori puntati sul colosso di chip per la telefonia mobile, Texas Instruments ([[TXN]]). L’azienda ha affermato, nel consueto aggiornamento infratrimestrale, che non sara’ in grado di rispettare le precedenti stime sulle vendite e sui ricavi del quarto trimestre, citando la debolezza del business wireless (ma non solo). Il titolo e’ comunque riuscito ad avanzare grazie all’upgrade ricevuto da Goldman Sachs secondo cui i margini dell’azienda sono gia’ in una fase di miglioramento.

Sul fronte degli utili, risultati da record per il colosso finanziario Goldman Sachs ([[GS]]), hanno deluso invece, i numeri del colosso dell’elettronica di consumo Best Buy ([[BBY]]), che ha riportato un utile di cinque centesimi inferiore rispetto alle attese degli analisti, a causa di alcune pressioni sui margini.

Non ha sortito significativi effetti sull’andamento dei listini il dato rilasciato prima del suono della campanella sulla bilancia commerciale di ottobre. Il deficit Usa si e’ ristretto dell’8.3% a $58.9 miliardi dai $64.3 mld del mese precedente.

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Sugli altri mercati, nel comparto energetico il greggio ha chiuso ad un nuovo minimo di due settimane, dopo essersi spinto oltre i $62 nell’arco della seduta. I futures con scadenza gennaio hanno ceduto 20 centesimi a quota $61.02 al barile. Il ritracciamento delle quotazioni poggia le basi sulle contrastate stime per i dati sulle scorte settimanali (in calendario mercoledi’) e sull’incertezza relativa al meeting dell’OPEC che si terra’ giovedi’.

Sul valutario, euro in rialzo sul dollaro. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ a quota 1.3279. In ritracciamento l’oro. I futures con scadenza febbraio hanno ceduto $3.10 a $631.70 all’oncia. In rialzo i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.49% dal 4.52% di lunedi’.